Autotrasporto, l’allarme di CNA: “Contrastare la concorrenza sleale”

Un grido d’allarme contro la concorrenza sleale nel settore dell’autotrasporto lanciato da Fita, la realtà della CNA piacentina che associa sul territorio oltre 260 imprese di questo importante comparto della nostra provincia. Un grido d’allarme lanciato per voce del Presidente provinciale di Fita, Giuseppe Brusamonti, e del Responsabile provinciale Stefano Tarlarini che, insieme al Direttore di CNA Piacenza, Enrica Gambazza, hanno presentato oggi la campagna “Stopdumping”.

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“Non chiediamo contributi o incentivi per l’autotrasporto – ha sentenziato Brusamonti – ma semplicemente l’impegno del prossimo parlamento nazionale e delle istituzioni europee per contrastare la concorrenza sleale, anche se effettuata al limite delle attuali normative. Il vero problema è rappresentato dalle aziende di autotrasporto italiane che, sempre più spesso, delocalizzano la sede legale e operativa in Paesi dell’est europeo, dove la tassazione e i costi del lavoro sono molto più bassi. Molte di queste aziende operano poi in Italia senza rispettare pienamente i limiti quantitativi imposti dalle normative, creando di fatto concorrenza sleale a costi che le imprese italiane non si possono permettere ma, di fatto, creando anche problemi nell’indotto e nell’ambito della sicurezza stradale”.

Damping sociale e distacco transnazionale praticato dalle imprese estere di autotrasporto. Questo il problema principale che CNA-Fita vuole portare all’attenzione di chi legifera in Italia e in Europa.

“Negli ultimi dieci anni – ha evidenziato Tarlarini – in Italia abbiamo perso 25.000 imprese dell’autotrasporto; nella nostra provincia, dove questo settore ha da sempre grande valore, le imprese sono diminuite del 40% nell’arco di un ventennio. Siamo contro la liberalizzazione del cabotaggio stradale, contro l’uso distorto del distacco transnazionale e per questo chiediamo anche più controlli per la verifica della regolarità delle operazioni di trasporto. Senza provvedimenti a tutela di una vera e sana libera concorrenza, si rischia di infliggere un duro colpo a questo settore così importante per l’economia nazionale”.
“Sono aziende – ha concluso Enrica Gambazza – che in gran parte si inseriscono nel mondo di quelle piccole e medie imprese che sono l’ossatura portante del tessuto produttivo italiano. Oggi denunciamo questo fenomeno altamente negativo, cercando di fare arrivare la nostra voce soprattutto al nuovo parlamento e al nuovo governo, affinché possano agire tempestivamente per disciplinare nel migliore dei modi una situazione che rischia di far chiudere ancora altre aziende”.