Due anni dopo l’alluvione: “Il clima è cambiato e i segnali sono preoccupanti, i politici si rendano conto”

Sono passati due anni dall’alluvione che ha devastato il territorio piacentino, erano le prime ore del 14 settembre ma già il bilancio era terribile: tre morti, case distrutte, aziende in ginocchio, strade crollate. Sono passati due anni da quel tragico giorno e tante cose sono cambiate, tante cose sono state ricostruite, tanti corsi d’acqua sono stati messi in sicurezza. Ma la domanda principale è un’altra: qual è il rischio che oggi, a due anni di distanza, possa accadere di nuovo un drammatico evento del genere?

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Lo abbiamo chiesto al professore Massimiliano Fazzini, climatologo dell’università di Camerino e Ferrara e purtroppo le risposte non sono così incoraggianti: “Le alluvioni che hanno colpito recentemente l’ovest dell’Emilia sono ripetute e devastanti, questo dipende da un cambiamento climatico progressivo e radicale. Le temperature sono aumentate di oltre un grado in trent’anni, veniamo dalla seconda estate più calda dal 1850, abbiamo attraversato un periodo siccitoso esteso per 60-90 giorni, un’enorme quantità di calore è stata accumulata dai mari: con questo mare bollente e con queste quantità di vapore in atmosfera, la prima aria leggermente fresca solleva violentemente il blocco d’aria calda preesistente e ne derivano precipitazioni molto intense a carattere di nubifragio. Guardiamo quello che è accaduto a Livorno, e purtroppo siamo solo all’inizio dell’autunno: i segnali sono critici”.

“E’ l’effetto del cambiamento climatico che fino ad oggi è stato completamente sottovalutato, non certamente dagli scienziati quanto piuttosto dai politici e dagli amministratori e adesso purtroppo iniziamo a pagarne le conseguenze. Bisogna non solo mitigare gli effetti di questo cambiamento attraverso i nostri comportamenti, ma anche imparare ad agire in maniera pronta davanti alle allerte meteo, sapere come affrontare le varie situazioni di criticità. Ma quello che conta è che i nostri politici, anche a livello locale, si rendano conto di quello che sta accadendo, collaborino coi tecnici, dispongano piani di prevenzione e progetti facendoseli finanziare dalla comunità europea”.