L’eurodeputata Forenza incontra i due antifascisti in carcere: “Non si criminalizzi il dissenso”. In 300 al presidio – AUDIO e VIDEO

Circa 300 attivisti di centri sociali, movimenti No Tav, gruppi legati agli ambienti anarchici e della sinistra radicale hanno manifestato davanti al carcere delle Novate per chiedere la liberazione di Lorenzo Canti, modenese di 22 anni, e Giorgio Battagliola, 28enne residente a Bussoleno (Torino). Si tratta dei due giovani arrestati per le violenze avvenute durante il corteo antifascista di Piacenza del 10 febbraio scorso, manifestazione durante la quale un carabiniere era stato gettato a terra e aggredito. Manifestanti provenienti da Milano, Torino, Bologna, Pisa hanno intonato cori contro il fascismo e per la libertà dei due attivisti. Presente anche una folta delegazione del sindacato Si Cobas presieduta da Bruno Scagnelli: “Oggi coi giornalisti non parliamo, avete già scritto anche troppo” ha detto stizzito all’indirizzo degli operatori della stampa locale. Il presidio è durato oltre tre ore e non si sono vissuti momenti di tensione: a un certo punto i manifestanti hanno cercato di aggirare il perimetro del penitenziario ma sono subito tornati sui propri passi.

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Era presente anche Eleonora Forenza, deputata al Parlamento europeo dal 2014 con la Lista Tsipras – L’Altra Europa, confluita nel gruppo è GUE/NGL. La parlamentare si è recata all’interno del penitenziario e ha incontrato Canti e Battagliola: “Li ho trovati in condizioni di salute positive, ovviamente dal punto di vista psicologico c’è tutta la pesantezza di una condizione di detenzione”.

Detenzione contro cui protestate.

“Si, ho partecipato al presidio di cui condivido le ragioni. Condividiamo la richiesta di liberazione di entrambi i ragazzi, crediamo che criminalizzare il dissenso sia profondamente sbagliato e ingiusto”.

Anche se è stato picchiato un carabiniere?

“Mah, in realtà la dinamica dei fatti andrebbe ricostruita diversamente, dal nostro punto di vista. Noi siamo in un Paese in cui un pm ha dovuto scontare il prezzo di dire quello che era accaduto a Genova durante il processo. Quindi io credo che vadano ricostruite le cose nella loro complessità”.

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