Lanna (CGIL):“Ai giovani servono prospettive,non slogan sull\’Articolo 18”

Paolo Lanna, segretario generale Cgil Piacenza interviene nella discussione sull’articolo 18 riaccesasi in questi giorni. Secondo Lanna è necessario aprire un confronto che ponga le basi per rinnovare le relazioni industriali. Per aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro Lanna individua come unico strumento la drastica riduzione dei 46 rapporti di lavoro che, secondo il segretario di Cgil, condannano i giovani alla precarietà a vita.

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IL COMUNICATO

La trattativa con il Governo sul mercato del lavoro è finalmente entrata nel vivo e si arriva al dunque dei problemi aperti. Purtroppo la tendenza diffusa alle facili battute rischia di inquinare la discussione rendendo più difficili le relazioni fra le parti. A Roma il Presidente del Consiglio è stato quantomeno imprudente a parlare di “monotonia” del posto fisso. Altrettanto inopportuna è la battuta del Presidente di Confindustria Piacenza che definisce l’Art. 18 addirittura “nemico dei giovani”.

Strano modo, in entrambi i casi, di affrontare la sostanza dei gravi problemi del Paese. Se quasi il 70% dei giovani oggi non trova lavoro fisso, ma è costretto a una precarietà senza prospettive, e se quasi il 30% del lavoro in Italia è relegato nel sommerso, la colpa non è certo di chi aspira a un posto fisso o dei diritti scritti nello Statuto del lavoratori.

Un conto è la mobilità sociale e altro la precarietà. Un conto è la flessibilità del mercato del lavoro e altro la doverosa difesa della dignità di chi lavora. Solo evitando i luoghi comuni, le strumentalizzazioni e le facilonerie sarà possibile affrontare problemi così spinosi e tornare a dare una prospettiva ai giovani.

Da anni nel nostro Paese esistono norme collaudate che consentono a un’azienda di ridurre il personale, per motivi di crisi o ristrutturazione industriale, attraverso un confronto leale e trasparente con il sindacato. L’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, invece, ha il compito di tutelare i singoli da licenziamenti discriminatori o arbitrari.

Per aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro e creare nuova occupazione di qualità prima di tutto bisogna dunque ridurre drasticamente i 46 rapporti di lavoro in ingresso che oggi condannano i giovani alla precarietà a vita. Poi bisogna tornare a investire per lo sviluppo. Una politica di risanamento del bilancio pubblico da sola rischia di strozzare il Paese se non si torna a investire per la crescita. E se continua questa crisi di lavoro non ce n’è per nessuno, né giovane né vecchio.

Infine maggiore mobilità sociale e flessibilità nel lavoro si possono ottenere solo innovando profondamente le tutele sociali. Chi critica quotidianamente l’arretratezza delle forme di stato sociale del nostro Paese dimentica di dire che quelli virtuosi hanno ben altro rigore nel prelievo fiscale e investimenti ben più sostanziosi in materia di formazione e sostegno al reddito per giovani e anziani. Insomma; in buona parte d’europa le tasse si pagano e si investe molto di più nel welfare.

Per questo abbiamo chiesto al governo un cambiamento di rotta nella trattativa sul mercato del lavoro. Il problema non è questa litania – davvero stucchevole e insopportabile – sull’art. 18, ma la necessità di rispondere ai problemi veri posti da una crisi destinata, fra l’altro, a durare ancora a lungo. Ai giovani che non trovano un lavoro dignitoso e a tutti gli ultracinquantenni che perdono in questi mesi il lavoro nelle aziende in crisi è dovuta una risposta per l’immediato, ma soprattutto per la prospettiva.

Allora è giunto il momento di porre termine alle facili battute e di aprire un confronto vero e libero dai pregiudizi. Il Presidente di Confindustria Piacenza insiste sulla necessità di investire nel manifatturiero; in questo caso ha ragione. Troviamo, per quanto in nostro potere, nel nostro territorio, gli spazi per un lavoro stringente sui temi della formazione, del contrasto al lavoro sommerso e per un welfare vicino agli uomini e soprattutto alle donne che lavorano. Su questo terreno sì che è possibile anche innovare le relazioni industriali.

Paolo Lanna, segretario CGIL Piacenza