Aggressioni al personale sanitario, nell’ultimo anno a Piacenza si sono registrati 35 casi. E proprio a Piacenza partirà un progetto pilota regionale mirato proprio a contenere il fenomeno e affrontare questa piaga.
Non verranno meno le specifiche attività di formazione rivolte agli operatori, già in atto e pensate per aiutarli a gestire situazioni di crisi, ma a queste verrà affiancato anche un sistema tecnologico, un vero e proprio alert. Nella pratica si tratta di pulsanti collocati in punti accessibili solo al personale sanitario e collegati direttamente alla centrale 112. Premendoli, verrà attivato un messaggio preregistrato che arriverà alle forze dell’ordine competenti, così da far partire immediatamente l’intervento. Il sistema sarà pienamente operativo dall’inizio del 2026 ed è previsto un momento di verifica e confronto sei mesi dopo la sua attivazione.
“Premetto che nelle aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna la cultura della sicurezza degli operatori è sempre stata una linea guida perché senza una cultura della sicurezza nel proprio lavoro non si crea un rapporto di fiducia con il paziente”, commenta il direttore generale dell’Ausl, Paola Bardasi.
“È chiaro che sono cambiate le dinamiche sociali, soprattutto in questi ultimi anni, quindi il fenomeno delle aggressioni, fisiche ma anche verbali, impedisce il lavoro in sicurezza, il lavoro in serenità degli operatori. Abbiamo sempre lavorato sulla prevenzione che vuol dire non solo fare formazione agli operatori ma anche organizzare i luoghi di lavoro nel modo migliore possibile. Quindi con una logistica assolutamente adeguata: formazione, logistica e adesso interveniamo in modo ancora più massimo sulla comunicazione”.
“Queste linee guida ci consentiranno sicuramente di arrivare a un punto in cui noi riusciremo ad abbreviare i tempi di intervento quando la prevenzione non è più sufficiente per eliminare il fenomeno delle aggressioni”, conclude Bardasi.
“Abbiamo voluto affrontare questo tema sotto il duplice aspetto della prevenzione e dell’intervento delle forze di polizia in caso di aggressioni al personale sanitario. Queste linee guida prevedono l’istituzione di corsi per il personale sanitario, di formazione per la gestione delle crisi e anche una comunicazione che sia sempre migliore nei confronti dei cittadini. Perché è chiaro che chi si rivolge all’ospedale si trova in condizioni di particolari fragilità, quindi, chiaramente ha bisogno di essere anche supportato. Questo chiaramente significa però contestualmente mettere in condizioni i sanitari di lavorare in maniera assolutamente serena”, commenta il prefetto Patrizia Palmisani.
“Dal punto di vista degli interventi delle forze di polizia, e questo è l’aspetto assolutamente innovativo, abbiamo adottato un sistema di alert che parte dalle strutture ospedaliere del territorio e si collegano direttamente alla sala operativa del NUE (Numero unico di emergenza, ovvero il 112 ndr). Si tratta appunto di messaggi preregistrati in modo tale che l’operatore del NUE sa che in quel momento si sta verificando un’aggressione. Gira questo alert alle forze di polizia e questo chiaramente significa eliminare una serie di passaggi che possono far perdere tempo. Quindi questo è l’aspetto veramente più innovativo. I sanitari lavorano per noi e le forze dell’ordine hanno il compito anche di supportarli proprio per consentire ai sanitari di svolgere il loro lavoro nella maniera più seria possibile”, conclude Palmisani.
“E’ un’attenzione che viene rivolta alle strutture ospedaliere sull’intero nostro territorio provinciale, perché sono contemplate le strutture sia del distretto di Piacenza, quindi l’ospedale centrale, ma anche strutture ospedaliere e ambulatoriali del Distretto di Levante e di Ponente”, spiega Monica Patelli, presidente della Provincia e presidente della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria.
“Quindi sia in qualità di presidente di Provincia, sia in qualità di presidente di CTSS, oggi ho rimarcato chiaramente gratitudine e soddisfazione per questo nuovo strumento che verrà implementato nei prossimi mesi sul nostro territorio provinciale. Tra l’altro prima esperienza su scala regionale. Quindi ampia copertura a livello di provincia e chiaramente anche soddisfazione per il fatto che questo progetto sia primo sull’intero territorio regionale”.
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