Politica

Cittadini in consiglio comunale per porre domande, bocciata la proposta del “question time”

In consiglio comunale torna la proposta del “question time” ma viene bocciata. E’ accaduto nel corso del consiglio comunale di ieri. In cosa consiste il questione time? Un cittadino può chiedere in Comune di poter intervenire in occasione di una delle assemblee: una volta ottenuto il permesso, il residente può presentarsi durante una seduta concordata e porre, come prevede il regolamento, “una sola domanda su argomenti di rilevanza generale, connotati da urgenza o particolare attualità politica, riguardanti comunque problematiche inerenti il territorio comunale e di competenza del Consiglio Comunale e della Giunta. Sono esclusi gli argomenti di interesse personale e/o riguardanti persone, nonché tutte quelle materie e/o casi trattati dalla Magistratura o comunque tutte quelle materie su cui è sospeso un giudizio da parte dell’Autorità Giudiziaria”.

A chiedere l’introduzione di questo strumento è stato Luigi Rabuffi, Alternativa per Piacenza: “La Politica, con la P maiuscola, vive di partecipazione, altrimenti la politica diventa uno strumento autoreferenziale utile solo a fare i propri interessi”.

I MOTIVI DEL NO AL QUESTION TIME

Ma la proposta non ha ottenuto successo né tra la maggioranza né tra l’opposizione di centrodestra.

Un tema suggestivo, ma in una città come Piacenza tutti conoscono un consigliere comunale che può essere contattato in molti modi. Ci sono tanti consiglieri che utilizzano questa pratica, che vengono contattati dai cittadini e che in assemblea riportano le doglianze dei residenti. Altri vengono avvicinati nel corso di iniziative pubbliche, quindi il question time non sarebbe la soluzione al problema”, commenta Andrea Fossati del Pd.

In linea teorica è un’iniziativa meritoria, ma in linea pratica non è realizzabile”, commenta Patrizia Barbieri. “Uno degli elementi critici dell’amministrazione è la soluzione sui temi del personale: per rispondere ai cittadini è doveroso fornire risposte precise, e le risposte precise richiedono lavoro. Sottrarre risorse in termini di uffici per istituire le risposte da fornire ai cittadini potrebbe rallentare la macchina amministrativa in un momento in cui non ce lo possiamo permettere, basti pensare al lavoro da svolgere in chiave di PNRR”.

Anche secondo il sindaco Katia Tarasconi non è lo strumento adatto: “Venire qui a fare una domanda di due minuti e ricevere una risposta di due minuti non significa partecipare alla vita della città”.

Tutti gli schieramenti hanno lasciato libertà di voto ai propri componenti. Alla fine la mozione è stata bocciata con 20 voti contrari, 6 voti favorevoli e 4 astenuti.

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