Nel 2024 le ore di Cassa Integrazione complessivamente autorizzate a sostegno dei lavoratori delle imprese piacentine in difficoltà sono state 1milione e 200 mila circa, in aumento del 20% rispetto all’anno precedente (+194mila ore). L’incremento della CIG, che risulta in linea con il dato registrato a livello nazionale, è stato comunque meno rilevante di quello medio regionale (+55%), dove si sono osservate variazioni molto elevate in particolare a Reggio Emilia, Modena e Bologna (raggiungendo qui valori assoluti compresi tra i 12 e i 14 milioni di ore), oltre che in provincia di Rimini.
La ripartizione in base alla tipologia di Cassa evidenzia per Piacenza 973 mila ore autorizzate (pari all’82% del totale) relative ad interventi ordinari (a sostegno delle crisi congiunturali) e 209 mila ore relative ad interventi straordinari (a sostegno delle crisi strutturali e delle riconversioni aziendali), mentre risulta azzerata anche nel 2024 la cassa integrazione in deroga.
La CIG ordinaria registra un aumento del 15% rispetto al 2023 (circa 130 mila ore in più), meno elevato di quello regionale (+52%) e nazionale (+43%); le ore di Cassa straordinaria sono invece 64 mila in più, pari a +44%, a fronte di una crescita in Emilia-Romagna del 63% e di una contrazione del 7% rilevata per l’Italia.
Osservando l’andamento mensile delle ore autorizzate, si può notare come gli incrementi più significativi del ricorso alla Cassa si siano verificati a maggio, luglio e settembre, con un picco a ottobre (260mila ore, il triplo rispetto ad un anno prima). Nel complesso, le ore autorizzate di Cassa Integrazione sono state 513mila nel primo semestre (-9% la variazione tendenziale) e 669mila nel secondo semestre, in aumento di ben il 56%.
A livello settoriale, anche in questa occasione la maggior quota di CIG (l’80%) è stata assorbita dal comparto manifatturiero, con 948mila ore e con un’incidenza elevata al suo interno da parte del settore metallurgico/lavorazione dei metalli (circa 400mila ore, +48% a confronto col 2023), delle industrie per la lavorazione dei minerali non metalliferi (159mila ore, -25%) e delle industrie meccaniche (148mila, +78%).
Il comparto delle costruzioni ha pesato invece per il 15% del totale delle ore autorizzate, oltre 180mila, in aumento del 60% rispetto all’anno precedente; un dato, questo, che testimonia l’arresto del ciclo espansivo conosciuto dal settore dopo il 2020.
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