Dopo il grande successo del concerto di Danilo Rea che ha visto il musicista raccontare in musica le grandi narrazioni raffigurate negli arazzi alberoniani, davanti a un pubblico entusiasta di oltre 300 persone (sold out) e dopo la due giorni del convegno internazionale dedicato all’arte tessile che ha portato a Piacenza i più importanti esperti al mondo, con un pubblico di storici dell’arte, studenti e studiosi, che ha esaurito tutti i posti disponibili, siamo giunti all’ultimo appuntamento della quattro giorni dedicata agli arazzi collezionati dal cardinale Giulio Alberoni.
Domenica 9 novembre sarà infatti la Domenica degli Arazzi, con un pomeriggio di visite guidate no stop che presenteranno al pubblico le tre serie di arazzi alberoniani, che costituiscono una delle collezioni di più importanti e significative d’Europa.
Un’occasione da non perdere sia per chi non ha ancora avuto occasione di vedere da vicino i gioielli tessuti in lana e seta, sia per chi li ha già ammirati nel corso delle numerose iniziative culturali proposte dalla Galleria Alberoni ed ora vuole conoscerne a fondo la storia.
L’iniziativa, così come gli altri appuntamenti della quattro giorni Trame di arte e di storia, è stata ideata da Opera Pia Alberoni, Tiziana Benzi Studio Restauro Conservazione Tessile, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma, Piacenza.
Con il contributo di Regione Emilia-Romagna
Con la collaborazione di Rotary Distretto 2050 e Rotary Club Cortemaggiore Pallavicino.
Con il patrocinio di Comune di Piacenza, Provincia di Piacenza, Diocesi di Piacenza Bobbio e Ordine degli Architetti di Piacenza.
La domenica degli arazzi: quattro visite guidate con laboratorio
La domenica degli arazzi è costituita da quattro visite guidate della durata di un’ora ciascuna, che avranno inizio, dalla Galleria Alberoni, alle ore 15, alle ore 16, alle ore 17 e alle ore 18.
La partecipazione è gratuita fino a esaurimento dei posti disponibili.
È consigliata l’iscrizione (uffici@operapiaalberoni.it – 3494575709 – 3349790207).
Ogni visita guidata sarà costituita da due parti: nella prima sarà presentata la storia di ciascuna delle tre serie di Cinque e Seicento che costituiscono la collezione di 18 arazzi alberoniani: i due più preziosi e antichi del primo quarto del Cinquecento, della serie detta di Priamo, gli otto della serie di Enea e Didone, gli otto della serie che narra le gesta di Alessandro Magno.
Grandi manifatture di Cinque e Seicento hanno tessuto, in lana e seta, per trame e orditi, la narrazione delle gesta di Alessandro Magno, tratte dal De Rebus gestis Alexandri Magni di Quinto Curzio Rufo, l’amore tragico di Enea e Didone dal racconto fatto nel libro I dell’Eneide e le storie di Priamo ed Ecuba e Paride ed Elena come narrate nel tardo medievale Romanzo di Troia.
I visitatori potranno apprezzare da vicino la bellezza di ciascun pezzo e conoscere la storia raccontata in ogni panno, nonché le notizie relative a come questi capolavori tessili sono pervenuti prima al cardinale Alberoni e poi al Collegio da lui fondato a Piacenza.
La seconda parte della visita condurrà il pubblico nella Sala Scribani Rossi, adiacente alla Sala degli Arazzi, dove la restauratrice Tiziana Benzi svelerà invece le procedure e le tecniche che hanno permesso di produrre capolavori come gli arazzi alberoniani, soffermandosi particolarmente sui segreti della tessitura e della tintura.
Al termine del percorso ciascun visitatore porterà con sé la storia della collezione e alcune conoscenze della affascinante quanto misteriosa arte tessile.
Come nasce un arazzo: intreccio, colore e materia
Come afferma Tiziana Benzi il breve incontro sarà dedicato alla scoperta della tecnica di tessitura degli arazzi, raccontata e mostrata attraverso esempi pratici.
Partendo dall’ordito e dalla trama, verrà spiegato come si costruisce l’immagine tessile a partire da un cartone o da un disegno guida.
Si illustreranno i passaggi fondamentali che danno vita all’arazzo: la preparazione del telaio, la disposizione dei fili d’ordito, l’uso delle “spoline” e la successione delle trame colorate che formano le campiture. Verranno utilizzati piccoli telaietti per mostrare da vicino l’intreccio dei fili, mentre eseguirò in diretta alcuni passaggi tecnici creando la forma. Seguirà una breve introduzione alla tintura dei filati, illustrando come il colore nasce sia da coloranti naturali sia da coloranti chimici, per mostrare le diverse rese cromatiche e la compatibilità con le fibre. L’obiettivo dell’incontro è offrire una visione sintetica, ma concreta, del processo creativo di un arazzo: dall’idea alla materia, dal disegno al filo colorato.
Tiziana Benzi, restauratrice degli arazzi del Collegio Alberoni e delle principali collezioni italiane
Tiziana Benzi, profonda conoscitrice della collezione di arazzi alberoniani, ha già realizzato il restauro di alcuni pezzi della collezione del cardinale Alberoni. È ora impegnata nel restauro di un ulteriore arazzo della serie di Alessandro Magno, della collezione del cardinale Alberoni, il settimo che, con il contributo della Regione Emilia-Romagna, sarà recuperato entro il 2026.
Nel suo importante curriculum vanta una lunga collaborazione con il Palazzo del Quirinale e con altre prestigiose Istituzioni quali Venaria Reale, Accademia di Francia, Museo egizio di Torino, Vittoriale degli italiani, Duomo di Cremona, Palazzo Ducale di Mantova, Ambasciata di Malta (Roma), Ambasciata di Francia (Roma) e molte altre ancora.
Gli arazzi del Cardinale Alberoni
Pregevolissima, per numero e qualità dei pezzi, è la collezione di arazzi lasciata dal cardinale. Si tratta di diciotto superbi capolavori, suddivisi in tre serie diverse: gli otto pezzi della Serie di Enea e Didone, tessuti dall’arazziere Michel Wauters di Anversa intorno al 1670 su cartoni di Giovan Francesco Romanelli, il maggiore allievo di Pietro da Cortona; gli otto pezzi della Serie di Alessandro Magno, tessuti da un ignoto arazziere fiammingo attivo a Bruxelles nella seconda metà del Seicento (forse Jan Leyniers) su probabili cartoni di Jacob Jordaens, uno dei più importanti seguaci di Rubens; e infine i due arazzi più antichi e preziosi, quelli della cosiddetta Serie di Priamo.
Questi ultimi sono due pezzi in lana e seta dalle dimensioni eccezionali, quasi quattro metri d’altezza e cinque e mezzo di lunghezza, con due sontuose raffigurazioni: un Corteo regale sul primo e un Ricevimento con banchetto di nozze sul secondo. La narrazione procede da sinistra a destra e tutti i personaggi sono abbigliati con eleganti e fastosi costumi alla moda borgognona, quella ancora in uso nei Paesi Bassi al principio del Cinquecento. Nel primo arazzo sopra un alabarda portata da un vecchio con turbante vi è la scritta Preamvs, fatto che ha condotto al riconoscimento della vicenda narrata nei due manufatti: si tratta di un episodo tratto dal Romanzo di Troia, una narrazione tardo-medievale ispirata alle vicende della Guerra di Troia, molto in voga nelle corti nord-europee a partire dalla fine del Trecento. L’interpretazione corrente vuole che ci troviamo di fronte al racconto del matrimonio tra Priamo ed Ecuba, ma forse è più corretto riconoscervi – secondo una recente proposta di Nello Forti Grazzini – l’arrivo in nave di Paride ed Elena a Troia, dove essi sono accolti dai genitori dell’eroe Priamo ed Ecuba (primo arazzo), e il banchetto organizzato per festeggiali, come induce a pensare la presenza di quattro personaggi di rango regale – due più vecchi e due più giovani – alla tavola raffigurata in alto a destra sul secondo arazzo. Nulla sappiamo circa la committenza di questi due prestigiosi pezzi, che deve essere comunque stata di alto livello: sono stati sicuramente tessuti a Bruxelles, intorno al 1520, da un arazziere che è stato variamente identificato dagli specialisti, ora in Pieter de Pannemaker ora in Pieter Van Aelst (documentato dal 1509 al 1555), più noto per aver tradotto i celebri cartoni di Raffaello per gli arazzi destinati alla Cappella Sistina. Anche il nome del “cartonista”, cioè di colui che ha fornito i disegni, rimane di problematica individuazione, anche se il nome speso più di frequente dagli studiosi è stato quello di Jan van Roome (doc. dal 1498 al 1521), attivissimo pittore e disegnatore per arazzi, vetrate e sculture presso la corte di Margherita d’Austria, reggente dei Paesi Bassi, a Mechelen e a Bruxelles nei primi anni del Cinquecento.
Significativa pure la serie di otto arazzi con le Storie di Didone ed Enea, tessuti nell’atelier anversese dell’arazziere Michel Wauters (+1679) sulla base degli splendidi cartoni di Gian Francesco Romanelli (1610-1662), sei dei quali oggi conservati presso il Norton Simon Museum di Pasadena in California. Gli otto pezzi raffigurano, con un linguaggio barocco di grande effetto decorativo, gli episodi salienti dalla tragica vicenda della regina cartaginese innamorata di Enea, estrapolati ovviamente dal I libro dell’Eneide di Virgilio: [1] Venere appare ad Enea all’interno di un bosco; [2] Cupido, sotto le sembianze del figlio di Enea Ascanio entra nella tenda di Didone; [3] Didone offre un sacrificio a Giunone; [4] Didone mostra ad Enea la pianta della Rocca di Cartagine in costruzione; [5] Didone ed Enea, sorpresi da una tempesta durante la caccia, si rifugiano in una grotta; [6] Mercurio appare ad Enea e gli ingiunge di partire; [7] Enea abbandona Didone in lacrime; [8] suicidio di Didone. Leggendo l’inventario dei beni lasciati dall’arazziere Michiel Wauters, morto il 26 agosto 1679, risulta che egli aveva tessuto quattro volte la storia di Didone ed Enea in otto pezzi: da esso risulta che solo una delle riproduzioni giaceva nella sua bottega di Anversa, mentre le altre erano state depositate per la vendita a Vienna, Roma e Lisbona. Quella di Roma era nelle mani del mercante Antonio Verpennen ed è perciò plausibile pensare che sia proprio questa quella acquistata diversi anni più tardi dal cardinale Alberoni per ornare il proprio palazzo agli Angeli Custodi. Notevoli sono anche le bordure con trofei di frutti e fiori, diverse da quelle della serie già a Vienna, l’unica altra integra che si conosceva, ma purtroppo andata distrutta durante l’ultimo conflitto mondiale.
Forse tessuti dall’arazziere di Bruxelles Jan Leyniers (1630-1686) sulla base di cartoni forniti da Jacob Jordaens (1593-1678), sono invece gli otto arazzi dell’ultima serie alberoniana, con la narrazione delle storie di Alessandro Magno, tratte quasi sicuramente dal De rebus gestis Alexandri Magni di Quinto Curzio Rufo. Gli episodi raffigurati sono i seguenti: [1] Alessandro si avvia a cavallo verso una spedizione militare; [2] Alessandro nella sua tenda riceve la moglie di Spitamene che gli porta la testa del marito; [3] Alessandro nel furore della battaglia; [4] Alessandro vincitore ossequiato dai vinti; [5] Alessandro in una foresta uccide un leone; [6] Una giovane donna (Rossane?), accompagnata dal figlioletto, si inginocchia davanti ad Alessandro; [7] Alessandro, caduto nel fiume Cidno, viene salvato dai suoi; [8] Alessandro, sceso da cavallo, accoglie la delegazione di un popolo vinto.
Il restauro degli arazzi alberoniani: una sfida in corso
Dal 1995 ad oggi, sei dei diciotto arazzi sono stati sottoposti a restauri conservativi di alto profilo. Dopo una prima fase, conclusa nei primi anni Duemila con il restauro dei due arazzi più antichi della serie di Priamo e di due arazzi della serie di Alessandro, i lavori sono ripresi, con rinnovato slancio, nel 2022, grazie alla convenzione sottoscritta da Opera Pia Alberoni e Regione Emilia-Romagna e alla sinergia con la Fondazione di Piacenza e Vigevano, portando al completo recupero di altri due pezzi della serie di Alessandro Magno.
La nuova convenzione triennale sottoscritta nel 2024 da Opera Pia Alberoni e Regione Emilia-Romagna, sostenendo altresì attività museali innovative come questa quattro giorni, ha permesso l’avvio del restauro di un settimo arazzo della serie di Alessandro Magno, quello raffigurante Alessandro che accoglie la delegazione di un popolo vinto: una scena di grande impatto teatrale e ricchezza iconografica.
Gli interventi dal 2022 a oggi sono stati tutti affidati, con la tutela della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza, al laboratorio piacentino della restauratrice Tiziana Benzi, figura di riferimento nel panorama nazionale per la conservazione del patrimonio tessile.
Con una lunga esperienza maturata presso il Quirinale, Villa Medici, il Museo Egizio di Torino, il Vittoriale degli Italiani e in molte altre istituzioni, Benzi guida un laboratorio che non è solo luogo di lavoro ma anche di formazione e ricerca, regolarmente frequentato da giovani restauratori e studenti.
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