Attualità

La strage di Marzabotto nel film di Giorgio Diritti, centinaia di studenti a XNL: “Un film purtroppo ancora attuale” – AUDIO

Questa mattina, nella sala cinema di XNL Piacenza – in occasione del Giorno della Memoria – gli studenti e le studentesse delle scuole superiori Gioia, Respighi, Cassinari e Mattei di Piacenza hanno assistito alla proiezione del film “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti, presente in sala, che al termine del film ha dialogato con loro in un incontro-dibattito condotto dal critico cinematografico Gianni Canova.

L’appuntamento, a cura di XNL Cinema e Fondazione Fare Cinema, è stato introdotto dal Vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Mario Magnelli e della direttrice artistica di XNL Cinema e Fondazione Fare Cinema Paola Pedrazzini (presente in sala anche Robert Gionelli, consigliere di cda della Fondazione di Piacenza e Vigevano).

La necessità di mantenere anche da adulti lo sguardo innocente e privo di giudizio dei bambini, di preservare il ricordo del passato analizzandolo con la maggiore oggettività possibile, senza diventare preda di adesioni acritiche, e di riconoscere sempre e ovunque la preziosità della vita, nell’Emilia-Romagna rurale del 1944 come nella Gaza contemporanea, sono alcune delle riflessioni emerse nel dibattito post-proiezione, di fronte a una folta platea di giovani attenta e partecipe. 

L’appuntamento di oggi è parte del più ampio progetto “L’ora di Cinema” realizzato da  Fondazione Fare Cinema nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso dal Ministero (MiC e MiM) che apre agli allievi delle scuole secondarie superiori l’opportunità di assistere alla proiezione di film d’autore che hanno segnato la recente storia del cinema italiano e di prendere parte agli incontri-dibattiti post proiezione con registi ed esperti del settore. 

Il passato per capire il presente

“Trovo che sia importantissimo ritrovare l’onda della riflessione su quelle che sono le cose accadute nel passato perché ci danno anche il modo di comprendere oggi cos’è la società, il mondo, la vita. Soprattutto non avrei mai immaginato che ci si trovasse ad avere delle guerre così vicino a casa, che crescesse un sentimento di antisemitismo. Questi elementi non sono molto positivi, è quindi ancora più importante che si faccia un lavoro di trasporto alle riflessioni, di avvicinamento a quello che è la storia e il passato per capire meglio il presente, per capire poi in fondo che la storia e la vita di ogni uomo è importante”.

“Poi questo film ha anche una grande forza, io credo, dal punto di vista del rapporto col territorio, con l’Emilia-Romagna, anche se è girato nelle colline sopra Bologna potrebbe essere il film girato qui, nel Piacentino. Nel senso che i dialetti, la tradizione della civiltà contadina, la vita come era negli anni ’40, quindi con una dimensione di famiglie molto larghe, con tanti bambini, con tanta vita, tanta energia. E anche questo penso che sia una ricchezza di questo progetto, che ormai appunto ha un po’ di anni, ma continua a camminare con piacere nelle sale dove c’è occasione”.

Un film purtroppo ancora attuale

“Sarebbe bello poter dire che il film è solo un documento di un passato che ha delle pagine amare ma che la società in realtà ha saputo evolversi e diventare una società molto più democratica, socialmente aperta. Purtroppo la cronaca ci riporta violentemente la sensazione che siamo molto vicini a quei tempi, che l’uomo in fondo ritiene ancora normale ammazzare migliaia e migliaia di uomini per 10 centimetri di terra per far andare avanti e indietro eserciti che poi in fondo continuano appunto nello sterminio e magari arrivare solo per esasperazione a una ipotetica pace, eccetera”.

“Non c’è la pietà e il riconoscimento dell’uomo. Ormai c’è un’abitudine a dare per scontato che tutti questi bambini, ad esempio a Gaza, siano morti, sono morti: sono lì, io sono davanti alle mie brioche, alla mia sicurezza, il mio smartphone, non mi interessa. Ecco questo è il modo migliore per far sì che un giorno queste cose arrivino purtroppo in casa. Perché o si è solidali e si ha la capacità di unire la difesa dei valori o se no prima o poi qualcuno ci mangia”.

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