Bene il dibattito su green pass e tamponi, ma ora il problema più stringente riguarda lo sblocco dei licenziamenti. Lo sostiene Michele Vaghini, segretario provinciale della Cis.
“Noi abbiamo sempre sostenuto che da questa pandemia si esce con le vaccinazioni e in tal senso il green pass è lo strumento adatto ad aumentare il numero dei vaccini. Non possiamo più permetterci di vivere la situazione di un anno fa. Il punto piuttosto è un altro: il green pass è uno strumento che non doveva essere pagato dai lavoratori. Doveva essere garantita la libera scelta, vaccinarsi o fare il tampone. La scelta del tampone non dovrebbe gravare sulle tasche del lavoratore. Ma così non è stato”.
“Noi come Cisl abbiamo chiesto un periodo transitorio almeno fino alla fine dell’anno: abbiamo chiesto che i lavoratori non dovessero sostenere spese personali qualora avessero deciso di non vaccinarsi, ma di fare il tampone. Ma in questo momento questa richiesta non è stata accolta”.
“Quando si parla di diritti dei lavoratori, però, dobbiamo guardare con preoccupazione alla data del 31 ottobre, ovvero lo sblocco dei licenziamenti nei settori produttivi del nostro paese. Bene il dibattito su green pass e tamponi, ma cerchiamo di non perdere di vista quella data. Ad oggi non è ancora stata fatta la riforma delle politiche attive del lavoro né la riforma degli ammortizzatori sociali”.
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