«Leggendo le dichiarazioni del collega Albasi — secondo cui il bilancio regionale 2026-2028 sarebbe “concreto, responsabile e attento ai territori” — ho pensato per un momento che stessimo parlando di due documenti diversi. Perché ciò che questa mattina abbiamo ascoltato in Prima Commissione dall’assessore Baruffi racconta tutt’altra storia: un bilancio caratterizzato da prudenza estrema, costruito su previsioni economiche al ribasso, appesantito da rigidità strutturali e dalla crescente incidenza di fondi vincolati. Altro che programmazione: siamo di fronte a una manovra che galleggia, nella migliore delle ipotesi.» Così Giancarlo Tagliaferri, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, risponde al collega del Pd, Lodovico Albasi.
Quanto alla sanità, Albasi dipinge una Regione che “mette in campo 200 milioni per compensare il sottofinanziamento statale”. Un’immagine suggestiva, certo, ma lontana dalla realtà: come gli stessi tecnici hanno ricordato, si tratta di cifre che si potranno valutare soltanto a consuntivo, come accade ormai da anni. Inoltre, quasi il 60% dell’aumento del Fondo Sanitario Nazionale è vincolato, riducendo la capacità operativa della Regione e complicando ogni tentativo di pianificazione. Nel frattempo, in Emilia ma soprattutto a Piacenza — che su questi temi paga sempre un prezzo più alto — restano irrisolti nodi evidenti: liste d’attesa ancora ingestibili, personale insufficiente, servizi territoriali a macchia di leopardo. Insomma, la narrazione non coincide con ciò che vivono concretamente i cittadini.
Sui temi della non autosufficienza, Albasi celebra l’aumento del Fondo regionale come un segno tangibile di attenzione. Bene, ma non basta. Nelle nostre vallate e nei piccoli comuni della provincia, il fabbisogno reale delle famiglie cresce molto più rapidamente delle risorse stanziate. Gli operatori, l’assistenza domiciliare, le strutture e i presidi territoriali sono ancora lontani dal livello necessario a garantire una reale continuità dei servizi.
E anche sulla tutela del territorio, definire “svolta strutturale” l’aumento delle risorse su dissesto idrogeologico richiede un certo coraggio politico: dopo anni di ritardi accumulati sulla manutenzione dei rii minori, dei versanti e dei corsi d’acqua, più che una svolta siamo davanti a un rincorrere ciò che avremmo dovuto fare molto tempo fa. Piacenza, su questo fronte, ha già pagato abbastanza.
Non va meglio nei trasporti. I 10 milioni aggiuntivi per il TPL non rappresentano un potenziamento del servizio, ma servono principalmente a evitare tagli. Nel frattempo gli studenti piacentini salgono ancora su autobus sovraccarichi, molte aree interne restano isolate e il nostro territorio continua a essere marginalizzato sul piano ferroviario. Parlare di “equità territoriale” mentre Piacenza lotta per trattenere un Frecciarossa sembra più un esercizio di retorica che un dato politico.
Albasi elenca poi i fondi per casa, lavoro, innovazione, digitale e montagna. Cifre imponenti, indubbiamente. Ma la stessa relazione tecnica presentata questa mattina ha evidenziato come la programmazione oltre il 2027 sia segnata da incertezze profonde legate alla coesione europea e alla disponibilità dei fondi strutturali. In altre parole: molti annunci, poche garanzie di stabilità.
E quando parliamo di montagna, i 24 milioni citati rischiano di trasformarsi — per molti Comuni piacentini — in un contributo simbolico che non basta a sostenere servizi essenziali, presidio territoriale e contrasto allo spopolamento.
Sull’agenda digitale, poi, si parla di 20 milioni complessivi. Ma chi vive nelle nostre zone più periferiche sa bene che molte aree della Valnure e della Val d’Arda non dispongono ancora di una connettività stabile: non a caso, la telemedicina fatica persino ad avviarsi nelle postazioni sanitarie di montagna. Anche qui, tra la narrazione ottimista e la realtà quotidiana corre un abisso.
È per questo che trovo singolare definire questa manovra “visionaria”. Il quadro che abbiamo davanti è quello di un bilancio che procede con margini ridotti, appoggiandosi più alla retorica che alla capacità programmatoria. La Regione rivendica attenzione ai territori, ma spesso la realtà concreta — soprattutto per Piacenza — smentisce le formule entusiastiche a cui da anni siamo abituati.
E permettetemi una nota conclusiva, un po’ ironica:
se questa è la “visione” che il collega Albasi attribuisce alla manovra, temo che qualcuno stia guardando il futuro con gli occhiali appannati. A Piacenza l’immagine è molto più nitida: la propaganda resta propaganda, la realtà resta realtà.»
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