“Quelle immagini e i relativi messaggi erano ironici e non erano riferiti a nessuna persona in particolare”. L’autore dei messaggi anti-aborto comparsi nei giorni scorsi in una scuola della provincia ha voluto lasciare un biglietto di scuse.
“Per quanto fuori luogo, lo scopo non era certo quello di offendere o criticare qualcuno. Mi dispiace tantissimo per la situazione che si è creata, soprattutto per le persone che si sono sentite ferite”. Si legge. Se così fosse, va detto che le coincidenze sarebbero piuttosto incredibili, dal momento che in quella scuola studia una ragazza che poco tempo fa aveva interrotto volontariamente una gravidanza.
Il caso ha suscitato parecchio clamore travalicando abbondantemente i confini piacentini. Un clamore che potrebbe aver spinto l’autore a tornare sui propri passi.
“Il feto, tu aborto”, biglietto appesa a scuola contro la compagna che ha abortito
«Chi commenta senza rispetto sui social una vicenda così intima e dolorosa come l’aborto rivela un distacco emotivo preoccupante». Il presidente dell’Ordine degli Psicologi Emilia-Romagna Gabriele Raimondi interviene in merito a quanto accaduto in una scuola secondaria di Piacenza, dove a seguito della decisione di abortire di una studentessa, sono state appese sulla porta di ingresso immagini con frasi antiabortiste pubblicate successivamente sui social, dove hanno ricevuto oltre 1500 commenti e migliaia di condivisioni.
«Moltissime persone – continua Raimondi – esprimono la propria opinione, qualunque essa sia, dimenticando il dolore e le emozioni di chi è coinvolto direttamente o indirettamente nella vicenda. In questo modo, le persone e i vissuti vengono trasformati in strumenti per rafforzare la propria tesi. Tale distacco, dal punto di vista psicologico, è grave e spesso connesso ad uso eccessivo e distorto dei social, che vengono usati come uno schermo fra il soggetto e la realtà».
In casi come questo, invece, è importante lavorare sulla rete di supporto, fatta di servizi professionali e di reti sociali. «L’esposizione sui social potrebbe avere ripercussioni importanti nella vita della ragazza coinvolta; è dunque fondamentale che ci sia una rete di servizi pronta a sostenerla, nelle modalità che vorrà, dal punto di vista psicologico», conclude Raimondi.
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