“Risposte efficienti, sicure e competenti ai bisogni dei cittadini”. Lo spiega Andrea Vercelli, responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale di Piacenza. “Tutti gli indicatori di riferimento sono positivi. I codici bianchi e verdi hanno attese più brevi, i dati di accesso sono inferiori rispetto allo scorso anno; i percorsi sono strutturati in modo da assicurare alle persone che hanno bisogno di un ricovero in ospedale ogni controllo utile a identificare l’eventuale presenza del virus”.
“In queste ultime settimane abbiamo progressivamente messo a punto un sistema di accesso che garantisce al massimo la sicurezza delle persone che si rivolgono a noi e dei professionisti”. La logica è quella di diversificare il livello di rischio e di lavorare in due aree distinte; una “pulita” e un’altra dedicata al pazienti che, per sintomi o per indicazioni cliniche, potrebbero essere contagiosi.
Il sistema non è al momento riproducibile negli ospedali periferici perché comporta un notevole aumento di presenze di medici e infermieri: Ogni equipe, infatti, gestisce in modo autonomo un gruppo di pazienti, con i dispositivi di protezione adeguati al livello di rischio che deve affrontare.
Per ogni persona che deve essere ricoverata, anche se asintomatica, è prevista una sequenza di controlli e di misure di sicurezza progressive. Se un primo tampone, eseguito in poche ore dall’accesso in Pronto soccorso, è negativo, il paziente viene ricoverato in isolamento funzionale; questo fino a quando non è stato eseguito un secondo tampone di controllo. Solo a quel punto viene effettivamente posto a contatto con altri degenti.
Il confronto tra i dati di accesso registrati tra giugno e luglio di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2019, mostrano un netto calo. Si è passati da 15700 ingressi complessivi in tutta l’Azienda a 10mila (a Piacenza la media giornaliera è scesa da 190 a 170).
“L’emergenza coronavirus ha contribuito a rendere più appropriati gli accessi al Pronto soccorso”.
Grazie alla diversificazione dei percorsi e delle equipe, anche il tempo di attesa della visita è diminuito: per esempio, un codice giallo nel 2019 attendeva mediamente 24 minuti, quest’anno 20.
“Per quanto riguarda i tempi di permanenza, i codici meno gravi rimangono meno in Pronto soccorso: in media 128 minuti (invece che 144) i bianchi e 229 minuti invece di 266 i verdi. Per i codici rossi e gialli (che normalmente devono essere poi ricoverati), il tempo di permanenza è aumentato di circa 20 minuti per permettere lo svolgimento del tampone prima dell’accesso a un reparto di degenza”.
Nelle scorse settimane, rendendoci conto del disagio ambientale dei parenti che decidevano di attendere fuori dal Pronto soccorso l’esito degli accertamenti dei propri congiunti, ci si è attivati per creare una zona interna dove accogliere gli accompagnatori dei pazienti, che è entrata in uso dal 14 luglio.
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