Un gesto di protesta per rimarcare il momento difficile che gli esercenti stanno affrontando in questo periodo di chiusure e restrizioni. Sabato scorso i negozianti del centro storico hanno spento per un quarto d’ora le luci e le insegne delle proprie attività. Un’iniziativa che si ripeterà anche i prossimi fine settimana, con una risonanza mediatica sempre maggiore.
“Un gesto di protesta, certo, ma anche un modo per mostrare come sarebbe una città senza luci e senza negozi. E ovviamente anche per essere solidali con gli amici che gestiscono bar e ristoranti. Dal lockdown è cambiato ben poco, per tutti”. Lo spiega Gianluca Brugnoli, presidente di Federmoda – Unione Commercianti.
“Li chiamavano aiuti, ora li chiamano ristori. Ma la percezione di noi commercianti a livello di progettualità resta la stessa: non si vede nulla. Il decreto Ristori prevede per le zone rosse e arancioni sospensioni a livello di Iva, contributi Inps e quant’altro. Però parliamo sempre di sospensioni: qui invece servono interventi concreti con fondi perduti. I crediti di imposta li pagheremo sulle nostre dichiarazioni dei redditi l’anno prossimo, quindi, se va bene, percepiremo i benefici da qui a un anno: è come se una persona avesse un incidente stradale e i medici aspettassero un anno per la trasfusione di sangue”.
“Capisco la prima ondata, tutti noi siamo stati presi alla sprovvista. Ma questa seconda ondata era prevista: viene da pensare che non si sia fatto nulla per affrontare questa situazione a livello concreto”.
“Il punto è che nell’attesa di conoscere ogni volta il nuovo dpcm, i clienti non entrano nei nostri negozi. Sui social leggo commenti di persone che ci accusano di essere i soliti commercianti che si lamentano per tutto: la verità è che molti di noi sono a pochi passi dalla chiusura definitiva, nessuno sta fingendo”.
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