Lavoratori e lavoratrici dell’igiene ambientale a braccia incrociate, questa mattina all’alba, davanti ai cancelli della sede Iren di Borgoforte, in occasione dello sciopero nazionale del settore proclamato da Fp Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. Al centro della mobilitazione la richiesta di un rinnovo contrattuale adeguato e di investimenti concreti per valorizzare il personale, con un’attenzione particolare alle condizioni di lavoro e alla sicurezza.
A Piacenza gli addetti del comparto sono circa 250, ma solo una parte ha potuto aderire alla protesta poiché il settore è soggetto alle norme sui servizi pubblici essenziali, che impongono il rispetto dei servizi minimi garantiti.
Il contratto collettivo nazionale è scaduto il 31 dicembre 2024 e i sindacati hanno chiesto alle associazioni delle imprese – Utilitalia, Cisambiente/Confindustria, Assoambiente e Centrali Cooperative – risposte certe sulle problematiche che da tempo affliggono gli operatori del settore. Secondo i rappresentanti sindacali è necessario implementare e rafforzare le norme e gli strumenti di prevenzione in un comparto che detiene ancora oggi un triste primato di infortuni, spesso mortali, nei servizi pubblici locali.
Tra le richieste, il miglioramento e l’aggiornamento della classificazione del personale “per riconoscere le nuove professionalità e le innovazioni tecnologiche e organizzative sviluppate negli ultimi anni” spiega Alberto Gorra della Fp Cgil Piacenza. “Occorre superare le differenze contrattuali tra generazioni e generi, garantire maggior tutela al personale over 55 e stabilità occupazionale ai lavoratori in appalto, cominciando dall’obbligo di applicare il contratto nazionale anche alle cooperative sociali”.
Altro nodo centrale è il recupero del potere d’acquisto dei salari eroso dall’inflazione, attraverso un adeguamento delle retribuzioni, del sistema indennitario, del welfare e della sanità integrativa. I sindacati sottolineano come il settore dell’igiene ambientale possa crescere solo se le imprese, pubbliche e private, avranno la capacità di svilupparsi industrialmente e di realizzare investimenti significativi, e ricordano che il contratto nazionale è lo strumento fondamentale di coesione tra imprese, lavoratori e comunità locali.
«È fondamentale – affermano i sindacati – riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori del settore un rinnovo economico che recuperi le differenze create dall’inflazione e che tuteli maggiormente la salute e la sicurezza di chi ogni giorno svolge un lavoro indispensabile ma gravoso».
L’azione di sciopero vede la partecipazione unitaria delle categorie sindacali del settore ed è stata indetta per sollecitare un rinnovo contrattuale adeguato e la valorizzazione del personale, dal momento che il contratto nazionale di lavoro è scaduto dal 31.12.2024.
L’adesione allo sciopero è stata elevata, anche considerando la caratteristica dell’attività lavorativa soggetta alla legge che garantisce i servizi minimi: per questo diversi lavoratori non hanno potuto astenersi dalle prestazioni lavorative, come intenzionati a fare.
Le richieste principali rivolte alle associazioni delle imprese (Utilitalia, Cisambiente/Confindustria, Assoambiente e Centrali cooperative) vertono su questioni cruciali:
Una delle problematiche più gravi evidenziate è la necessità di implementare e rafforzare le norme e gli strumenti di prevenzione per salute e sicurezza. Il settore dell’igiene ambientale detiene oggi il triste primato di essere al primo posto per infortuni spesso mortali nei servizi pubblici locali.
I sindacati chiedono di aumentare le retribuzioni per recuperare il potere d’acquisto dei salari, eroso dall’inflazione del triennio 22/24 e da quella prevista per il triennio 25/27. L’obiettivo è un rinnovo economico che recuperi le differenze create dall’inflazione. Si richiede anche una riqualificazione del sistema indennitario, l’implementazione del sistema di welfare e di sanità integrativa, e l’adeguamento della produttività. Fino ad oggi le parti datoriali sono state, secondo i sindacati, colpevolmente insensibili su questo tema.
È fondamentale il miglioramento e l’adeguazione della classificazione del personale. Ciò include il riconoscimento delle nuove professionalità e delle innovazioni tecnologiche e organizzative sviluppate in questi anni, modernizzando la classificazione.
Inoltre, si chiede di recuperare le differenze contrattuali tra generazioni e genere, aumentando la tutela per il personale over 55 e riducendo il divario salariale relativo all’inquadramento dei neoassunti. I sindacati puntano anche a ridefinire l’equilibrio dei tempi di vita e di lavoro e a garantire la stabilità occupazionale dei lavoratori in appalto, cominciando dall’obbligo di applicazione di questo contratto anche per le cooperative sociali.
I sindacati ribadiscono che il contratto nazionale è lo strumento fondamentale di coesione tra imprese, lavoratori e comunità locali, essenziale affinché il settore possa crescere attraverso imprese con capacità di sviluppo industriale e possibilità di fare investimenti significativi.
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