A palazzo Mercanti è iniziata oggi una tre giorni di sedute del consiglio comunale. Tre giorni consecutivi di assemblea per chiudere entro Natale due tematiche fondamentali per l’amministrazione: DUP e Bilancio Preventivo 2025-2027.
I toni si sono immediatamente accesi dopo l’intervento di Boris Infantino, del Pd, che ha esordito con un discorso inerente le differenze tra destra e sinistra in fase di caccia alle risorse.
“Perché ad esempio l’attività di lotta all’evasione, sulla quale sono state impiegate delle risorse, lotta all’evasione dell’Imu e della Tari, ha evidenziato un deciso incremento dell’accertamento dei tributi evasi, passando dai 440.000 euro del 2022 ai 527.000 nel 2023, fino a giungere ai 557.000 euro del 2024. Questo ci permette di prevedere per il 2025 un accertamento dell’evasione pari a 950.000. Un risultato significativo sotto l’aspetto finanziario, ma ancora di più riguardo la considerazione che noi di questa parte politica abbiamo per l’onestà fiscale”.
“Vedete, a destra per recuperare le risorse prevedono ciclicamente dei condoni, suggerendo in un modo o nell’altro che pagare le tasse è da stupidi perché tanto prima o poi arriva il condono. Noi invece preferiamo la strada più complicata, quella di investire nella lotta all’evasione, ma che ci sembra corretta per rispetto verso gli unici che da sempre e per sempre pagano, cioè i lavoratori dipendenti e pensionati”.
Un discorso che ha mandato su tutte le furie il centrodestra. Massimo Trespidi attacca Infantino.
“Infantino ci ha deliziato con alcune chicche che rendono evidente che la mente del collega mentre interveniva era confusa. Ricordo soltanto la differenza tra progressisti e conservatori, che il suo compagno di partito D’Alema, proprietario di una barca di diversi metri e con qualche albero in più, non era certamente uno di destra, ma uno di sinistra. Uno che appartiene a quella specie antropologica di sinistra che gli piace avere il cuore a sinistra ma il portafoglio a destra”.
Al termine del dibattito ha preso la parola il sindaco Katia Tarasconi.
“Nessuno di noi pensa alle politiche di questa città con l’ottica di chi ci voterà domani. Ma quello che stiamo cercando di fare ha un senso, secondo noi, rispetto proprio alla città che vorremmo poter lasciare a chi verrà dopo di noi. Senza pensare “Faccio questa cosa affinché qualcuno sia contento”, anzi se dovessimo seguire il consenso vi garantisco che molti dei progetti che sono stati fatti partire non sarebbero partiti, proprio perché siamo consapevoli che molte delle cose che noi abbiamo fatto partire probabilmente saranno finite da qualcun altro, ma l’importante era fare il meglio che si può alle condizioni date. Soprattutto proprio per lasciare una struttura migliore sulla quale abbiamo concentrato la maggior parte dei nostri sforzi”.
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