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Terza dose, bene la vaccinazione mista: “Moderna e Pfizer sovrapponibili”. Pazienti gravi, nove su dieci non vaccinati per scelta – AUDIO

La somministrazione della terza dose è ormai entrata nel vivo. Come annunciato martedì dal direttore generale Luca Baldino, l’Ausl tiene ad approfondire il tema del vaccino utilizzato, che – secondo le indicazioni ministeriali – può essere solo a m-RNA, cioè Comirnaty di Pfizer/BioNTech o Spikevax di Moderna.

A questo fine si sono messi a disposizione i medici Anna Maria Andena (direttore dipartimento Cure primarie) e Mauro Codeluppi (direttore Malattie infettive) che hanno incontrato la stampa per chiarire i dubbi che i cittadini potrebbero avere in merito alla terza dose.

“Sono entrambe vaccini m-RNA che condividono tecnologie di sviluppo molto simili. Tanto da proporre la cosiddetta vaccinazione eterologa. La dose booster è necessaria perché nel tempo la risposta immunitaria decresce nel tempo. Non è un meccanismo strano, pensiamo per esempio al vaccino contro il tetano: molte situazioni hanno necessità di più richiami per arrivare a una immunizzazione solida. Al momento attuale non esistono studi che indichino che Pfizer sia migliore di Moderna e viceversa, io per prima ho effettuato le prime due dosi con Pfizer e la terza dose con Moderna”, spiega Andena.

“I due vaccini sono equiparabili perché legati alle nanoparticelle che agiscono tramite m-RNA: ci sono differenze per quanto riguarda la quantità di m-RNA, ma è una differenza assolutamente non significativa. La terza dose ripristina lo stesso grado di protezione generato dalle prime due. Sia come effetti collaterali sia come potenza immunogena i due vaccini sono assolutamente sovrapponibili”, spiega Codeluppi.

“Il vaccino riduce in modo marcato gli effetti dell’infezione, abbiamo anziani con patologie pregresse ricoverati in ospedale che contraggono il Covid ma resistono all’infezione di Covid senza difficoltà”.

“Sono 46 le persone ricoverate con Covid in ospedale, oltre 9 pazienti su 10 ricoverati in terapia intensiva non sono vaccinati: o per scelta o perché provengono da paesi esteri. In reparti non critici abbiamo ricoverati che il vaccino lo hanno effettuato, ma parliamo di vaccini che risalgono a sette o otto mesi fa”.

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