Tantissimi i farmacisti piacentini che hanno dato la propria disponibilità a praticare il vaccino. Rallentamenti nell’iter di abilitazione, il tardivo accordo e l’assenza del protocollo operativo stanno però rallentando il tutto.
Facciamo il punto: già lo scorso luglio ben 155 professionisti per 67 farmacie piacentine avevano aderito all’iniziativa che avrebbe consentito, a partire dall’altro ieri, 7 settembre, l’inoculazione del vaccino nelle loro strutture. Regione Emilia Romagna, tuttavia, recependo le direttive tecniche nazionali, ha scelto d’integrare e meglio strutturare i previsti corsi abilitanti, accostando ai 2 percorsi online (già sostenuti dai farmacisti da febbraio a maggio scorso) una terza occasione d’approfondimento e due corsi in presenza da espletare direttamente negli hub vaccinali. Una scelta di coscienza e di responsabilità, quella di Regione Emilia, che ha trovato i farmacisti pienamente d’accordo, ma che ha di necessità creato rallentamenti. In particolare, a far data dal 28 luglio scorso, l’AUSL Piacenza ha avviato dette prove “sul campo” nella misura di 4 persone per due occasioni settimanali. Complice il mese d’agosto è chiaro come i tempi siano andati dilatandosi.
A questo si aggiunga poi che è solo del 24 scorso la sigla dell’accordo con cui la Regione, in osservanza delle indicazioni nazionali, definisce puntualmente quali caratteristiche e dotazioni devono rispettare gli ambienti delle farmacie ove i richiedenti saranno sottoposti a vaccino: qualcosa di fondamentale importanza e che va, caso per caso, organizzato a dovere.
Non ultimo, ad oggi, siamo ancora in attesa del protocollo operativo che definisca i contorni del trasporto, dello stoccaggio e della tipologia dei vaccini che saranno resi disponibili nelle farmacie. Un accordo che deve inoltre fare chiarezza sulle modalità di disponibilità, presenza e intervento del personale medico in caso di necessità.
“Ecco spiegati i motivi dell’apparente ritardo nella fruizione del servizio – spiega il presidente di Federfarma Piacenza Roberto Laneri -, qualcosa che certo non dipende da noi. Abbiamo da subito sposato l’iniziativa per essere, come sempre da inizio pandemia, una volta in più al servizio della comunità, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di operare. Oggi, finalmente, dovrei essere messo a parte della definizione del protocollo operativo – ha aggiunto Laneri -: qualcosa di fondamentale per definire soprattutto la gestione di eventuali emergenze mediche. Per quanto comprendiamo come la preparazione di questo nuovo servizio vaccinale, cadendo nel mese d’agosto, abbia subito dei rallentamenti, noi siamo pronti a fare la nostra parte e, appena ci saranno garantiti gli strumenti, potremo iniziare a ricevere e soddisfare le richieste dei cittadini”.
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