agriculture industry, farming and animal husbandry concept - herd of cows eating hay in cowshed on dairy farm
La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy. Inoltre va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato una campagna di sensibilizzazione. E’ quanto afferma il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini in merito alla norma che inizialmente legava gli allevamenti al problema smog. Prandini commenta la decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. Commissione che ha votato a larghissima maggioranza l’esclusione dei bovini e lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame dal nuovo regolamento Ue.
Un pronunciamento che va contro la proposta della Commissione europea di ampliare le attività coperte agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, la quale – sottolinea Prandini – potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole. Il tutto minando la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione. O, ancora peggio, e di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici.
Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, –commenta il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli – appare ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa. Si tratta peraltro – rileva– di un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato. Anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali.
La scelta di non gravare con ulteriori oneri sugli allevamenti di suini e pollame – aggiunge – va a riconoscere gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende. Aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici. La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha inoltre votato – rileva Coldiretti – l’eliminazione della norma dell’aggregazione. Norma che avrebbe potenzialmente l’effetto di incrementare il numero delle aziende, soprattutto medio-piccole soggette alla direttiva emissioni.
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