Politica

Piazza Cittadella, il decreto del giudice: “Condotta dell’amministrazione non in linea con i canoni di buona fede, correttezza e leale cooperazione”

I gruppi consiliari di Fratelli d’Italia, Civica Barbieri-Liberi e Lega intervengono congiuntamente sulla vicenda di Piazza Cittadella dopo le recenti motivazioni del provvedimento giurisdizionale.

“Non intendiamo accanirci su un’Amministrazione che appare già in evidente difficoltà ma, a beneficio dei piacentini, riteniamo doveroso fare chiarezza dopo il comunicato diffuso nella giornata di ieri dall’Amministrazione comunale. Un comunicato nebuloso e poco comprensibile, forse volutamente.

Per questo, riportiamo i passaggi più significativi del provvedimento, lasciando a ciascun lettore la libertà di farsi la propria opinione.

Dalla lettura del provvedimento emergono quattro elementi chiave:

L’aspetto della bancabilità NON rimane affatto valido

Scrive il Giudice: “Ogni altra considerazione e questione dedotta in merito al contratto tra le parti, alle garanzie bancarie, alle ragioni della sua risoluzione, alle plurime e distinte motivazioni dell’atto amministrativo, è irrilevante in questa fase e rimessa all’apprezzamento del giudice del merito”.

Occorre precisare – così come ribadito nel decreto – che il Dott. Fazio non si è espresso sulle garanzie bancarie in quanto il Concessionario non ha impugnato quella parte del provvedimento.

Questo significa che l’Amministrazione Tarasconi, se vorrà proseguire nella procedura di risoluzione, dovrà adire il giudice di merito (tradotto: ulteriore tempo ed ulteriori costi per l’Ente);

Errore metodologico

Nel provvedimento si legge che: “La scelta del Comune di intimare immediatamente il pagamento della penale per ritardo non appare del tutto in linea con i canoni di correttezza e buona fede dell’azione amministrativa”; “In primis perché ritiene irrilevante il provvedimento di sospensione dei lavori adottato dal Direttore dei Lavori in data 27.11.2024 nonché il verbale – congiunto – del 14.03.2025” e poiché: “Nelle 72 pagine della propria difesa il Comune non spende una sillaba su tali provvedimenti – che di per sé escludono in radice la configurabilità di un ritardo nell’adempimento. In definitiva, contestare 241 giorni di ritardo ritenendo irrilevante la sospensione sancita in quei verbali (redatti alla presenza di esponenti del Comune e mai contestati formalmente) è condotta non conforme a lealtà, buona fede e correttezza e rende di per sé illegittima l’ingiunzione”.

Da ciò non può non evincersi come sarebbe stato opportuno – e lo è tuttora – che il Comune si affidasse all’Avvocatura o a professionisti legali esperti, e non ai soli dirigenti comunali, per impostare correttamente le strategie di tutela dell’Ente.

Sottovalutazione di un provvedimento giurisdizionale

Ancora il Giudice Fazio afferma: “Dove le posizioni delle parti collimano è nel confessare l’irrilevanza attribuita alla funzione giurisdizionale: Piacenza Parcheggi afferma di aver avuto istruzioni dal Comune di andare avanti nonostante tutto. Le parti in data 25 settembre 2024 avevano sottoscritto un “Verbale di consegna Lavori” con cui si accettava la consegna lavori senza riserva o eccezione alcuna e che pur in pendenza della vicenda giudiziaria relativa al taglio alberi si confermavano i tempi contrattuali per l’ultimazione lavori come da cronoprogramma. La sottoscrizione di quel verbale il giorno dopo la nota ordinanza 24.09.2024, con conferma del cronoprogramma originario ed assenza di riserve o modifiche al progetto originario, dimostra la irrilevanza assegnata al provvedimento e l’assoluta certezza di entrambe le parti che non cambiava nulla e che si poteva procedere indisturbati”.

Lo stesso Giudice rileva come il Comune abbia di fatto considerato irrilevante l’ordinanza relativa all’abbattimento degli alberi, scegliendo di andare avanti come se nulla fosse. Questo atteggiamento, al di là degli aspetti tecnici, evidenzia un modo di governare improntato più alla testardaggine che al confronto e alla prudenza, con il rischio di esporre la città ad ulteriori problemi.

Richiamo formale per scorrettezza e mancanza di leale cooperazione

In più parti del decreto, viene evidenziato un comportamento scorretto e poco incline alla buona fede: “Dall’analisi dei documenti allegati emerge chiaramente che il Comune di Piacenza non ha svolto indagini specifiche sul sottosuolo prima dell’affidamento della concessione, essendosi limitato a convocare una Conferenza di Servizi conclusasi con Determinazione Dirigenziale n. 1060 del 25.08.2016, attraverso la quale ha acquisito i pareri resi dalle imprese interessate ai sotto-servizi. Per determinarsi a consegnare l’area l’Ente era evidentemente pienamente a conoscenza – per l’accuratezza e l’approfondimento dell’istruttoria procedimentale svolta e rivendicata – del reale stato dei luoghi. D’altra parte, appare seriamente sostenibile l’ipotesi contraria, e cioè di una consegna dell’area da scavare senza sapere cosa vi fosse nel sottosuolo, che postulerebbe una diligenza ampiamente sotto la soglia minima dell’uomo medio, e dunque un’azione amministrativa altrettanto peculiare”. E ancora: “Appare che la condotta dell’amministrazione comunale non sia in linea con i canoni di buona fede, correttezza e leale cooperazione”.

“Non aggiungiamo altro – concludono i gruppi di centro-destra – lasciamo ai piacentini ogni giudizio su quanto accaduto.

È però chiaro che questa vicenda impone una seria riflessione sul metodo di governo della città e sulla necessità di maggiore trasparenza, rispetto delle regole e capacità di ascolto.

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