Negli ultimi anni, il fenomeno delle dimissioni volontarie di madri e padri nei primi anni dei figli ha assunto proporzioni sempre più rilevanti, rivelando un problema strutturale che incrocia organizzazione del lavoro, carichi familiari e accesso ai servizi. Una dinamica che colpisce in modo particolare le donne e che testimonia quanto ancora sia difficile, nel nostro Paese, conciliare in modo equilibrato lavoro e genitorialità.
La proposta di legge regionale alle Camere si basa su numeri concreti: secondo i rapporti annuali sull’attività di vigilanza in materia di lavoro e previdenziale 2023 e 2024 a cura dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2023, in Italia ci sono state 62.688 dimissioni convalidate dall’Ispettorato, 60.756 nel 2024, quasi tutte volontarie (97%). Nel 70% dei casi a dimettersi sono le donne, soprattutto del Nord Italia, tra i 29 e i 44 anni, al primo figlio. Le madri risultano significativamente più esposte all’abbandono del lavoro: il 75%-77% di loro rinuncia al lavoro per occuparsi i figli. I padri invece si dimettono prevalentemente per il passaggio ad altra azienda, mentre solo il 18% cita motivi di cura.
Dentro questo quadro sociale ed economico prende forma l’iniziativa di presentazione della proposta di legge “Misure di contrasto alle dimissioni volontarie quando si diventa genitori”, in programma giovedì 11 dicembre alle ore 20.30 presso la sede PD in Via Roma 187. L’appuntamento, aperto alla cittadinanza, vedrà la partecipazione della Consigliera regionale Simona Lembi, promotrice e prima firmataria del progetto di legge, della Portavoce della Conferenza Donne Democratiche Piacenza Nadia Maffini, del Consigliere regionale Lodovico Albasi, del Consigliere regionale Luca Quintavalla e del Segretario provinciale del Pd di Piacenza Massimiliano Gobbi.
L’iniziativa è costruita come un momento di approfondimento e confronto aperto alla cittadinanza, per comprendere gli strumenti messi in campo dalla Regione e discutere di percorsi reali a partire dalla proposta di legge che punta a modernizzare le tutele per chi diventa genitore. Un’occasione che parla a lavoratrici e lavoratori, famiglie, imprese, associazioni e a tutte le persone interessate a costruire un modello più equo, condiviso e sostenibile.
“Questa proposta di legge – spiegano Simona Lembi, Lodovico Albasi e Luca Quintavalla – rappresenta un cambio culturale e amministrativo. Vogliamo come Assemblea utilizzare lo strumento offerto dall’articolo 121 della Costituzione per presentare al Parlamento un progetto che mette al centro la continuità lavorativa dei genitori, ispirandosi alla direttiva europea 2019/1158 sull’equilibrio vita-lavoro. Parliamo di un modello moderno, che non si limita ai congedi ma punta su una riorganizzazione flessibile e condivisa del lavoro”.
Il testo introduce inoltre le Reti locali di prossimità, coinvolgendo servizi sociali, centri per l’impiego, ispettorati, Enti locali, sindacati e terzo settore nella costruzione di alternative alle dimissioni; istituisce presso l’INPS un Fondo per la conciliazione vita-lavoro; e riconosce ai genitori e ai caregiver il diritto a modalità organizzative più flessibili – part-time reversibile, orari adattabili, lavoro agile – senza penalizzazioni economiche o di carriera.
“Se vogliamo parlare seriamente di contrasto alla denatalità – concludono Albasi, Quintavalla e Lembi – dobbiamo riconoscere e sostenere il valore sociale della maternità, garantendo alle lavoratrici piena cittadinanza nell’impresa e nel mercato del lavoro. Per questo ci muoviamo a favore di una legge, perché nel campo del diritto e del contrasto alle discriminazioni i buoni propositi non bastano. Dimettersi dal proprio posto di lavoro quando si diventa papà, e soprattutto mamme, per la difficoltà di conciliare vita e lavoro, nel 2025 è ingiusto per chi è costretto a farlo e antieconomico per il sistema”.
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