Un’unica gestione per il locale Barino, per il vicino sportello IAT (Informazione e Accoglienza Turistica) e per Palazzo Gotico. Questo è il progetto della giunta comunale. A breve, infatti, scadrà la concessione del Barino, concessione durata 15 anni, e il Comune di Piacenza interviene con un nuovo programma che ha del rivoluzionario. Una gestione privata unica per Barino, IAT e Palazzo Gotico.
Se n’è parlato in consiglio comunale con il centrodestra che ha criticato aspramente la maggioranza. Due i punti critici, secondo l’opposizione. Da una parte la giunta non avrebbe reso partecipe le minoranze anticipandolo in prima istanza alla stampa. Secondariamente il centrodestra si è detto contrario al progetto in sé: sia per la gestione privata che per la durata della futura gestione, 25 anni.
“Non partiamo a occhi chiusi su 25 anni sperando in bene, ma partiamo provando, partiamo con dei tempi ragionevoli che possono poi consolidarsi, perché non stiamo dando uno spazio diroccato, stiamo dando lo spazio più centrale della nostra città. In secondo luogo, dovremmo specializzare la gestione, orientandosi su un unico servizio e non su dieci servizi diversificati. Quindi un’alternativa che va in questa direzione, proprio perché se vogliamo pensare a una rinascita del centro dobbiamo guardarla con attenzione”, commenta Jonathan Papamarenghi, di Forza Italia.
Al centrodestra ha risposto Paola De Micheli, del Pd.
“Quasi tutti, moltissimi, la stragrande maggioranza delle amministrazioni di destra e di sinistra ricorrono alle concessioni: un bene pubblico che viene attraverso una gara con una serie di criteri data in gestione ad un privato. Il punto vero è trovare una chiave che permetta, così come è accaduto in altri luoghi che hanno bellezze equiparabili a quelle di Piacenza, di mettere insieme la valorizzazione di un luogo frequentato nella quotidianità con luoghi che oggi non sono purtroppo accessibili tutti i giorni”.
“E il tema della lunghezza, che mi sembra essere stato l’oggetto del maggiore fastidio del dibattito di oggi, non è legato ad un vezzo dell’amministrazione, ma è legato al fatto che mentre una parte di questi beni che vengono messi a concessione hanno un loro reddito, una loro redditività, però altre parti non hanno redditività ma hanno bisogno di essere fruibili per tutti”.
Dubbi sull’operazione anche da parte di alcuni esponenti della maggioranza. Come Stefano Perrucci, del Pd.
“Pur all’interno di un provvedimento che ritengo complessivamente condivisibile, ritengo meriti una riflessione un po’ più approfondita. Mi riferisco, è facile intuirlo, alla concessione di durata 25 annale che riguarda uno degli spazi più significativi della nostra città”.
“Si tratta di un palazzo simbolo di Piacenza, un luogo che non è solo un bene architettonico, ma un punto identitario, un segno tangibile della nostra storia e della nostra comunità. Proprio per questo ritengo doveroso esprimere perplessità, forti perplessità peraltro, per una scelta di durata così estesa, una concessione di 25 anni, un periodo come hanno richiamato già altri colleghi significativi e molto lungo, che di fatto affida per un quarto di secolo la gestione di uno spazio pubblico di altissimo valore ad un soggetto privato”.
“Gli spazi più rappresentativi della città devono restare, per quanto possibile, luoghi della collettività, dove il pubblico mantenga la possibilità di decidere nel tempo come rendere vivi, accessibili e coerenti all’identità culturale di Piacenza. È con questo spirito di lealtà istituzionale, ma anche di responsabilità verso la città e i cittadini che faccio queste riflessioni”.
“Non si tratta quindi di una contrapposizione, ma di una richiesta di consapevolezza, quella di non trasformare, anche involontariamente, un bene pubblico di valore assoluto in un’occasione privata, ma di continuare a costudirlo e valorizzarlo come un bene comune, aperto, dinamico e rappresentativo delle nostre identità di città viva ed accogliente”.
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