Pensare alla Giornata Mondiale del Teatro, che cade ogni 27 marzo, mentre siamo “forzatamente” a casa porta a varie riflessioni. In particolare su quanto possano mancarci alcuni aspetti della vita che a volte, anzi spesso, si danno per scontati. Come la possibilità di passare una serata a teatro anziché sul proprio divano. Soprattutto manca il poter respirare quella particolare atmosfera legata all’immaginazione e alla fantasia. Aspetti raggiungibili da quella seggiola che punta al palcoscenico.
“Il teatro in questo momento – spiega Filippo Arcelloni, direttore artistico del Trieste 34 – deve essere in grado di capire che la parola crisi può assumere un altro significato. Infatti può essere un’opportunità. Penso che noi diventeremo davvero importanti quando sarà finita la tragedia che ci sta circondando. In particolare perché il teatro è un momento per rielaborare i fatti accaduti per comprenderli meglio“.
Il Coronavirus è una guerra che non fa macerie fisiche – prosegue Arcelloni – ma sicuramente fa macerie nell’anima e del cervello. Il teatro è uno dei strumenti che servirà per fare in modo che queste macerie vengano rimosse, senza traumi“.
Coronavirus, dai 121 contagi di Fiorenzuola all’unico caso di Morfasso.
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