È scientificamente provato che i “punti di vista” di Andrea Amorini siano la lettura preferita da ogni tifoso del Piacenza Calcio.
Un’occasione si è persa, ma questo Piacenza dimostra ancora una volta di non essere quella squadra capace di vincere facilmente, nemmeno sul campo di un avversario che finora aveva collezionato appena due pareggi (uno con la Pistoiese) e tre sconfitte.
La parola facilità non appartiene a questa squadra, che ha ormai cambiato volto: un gruppo muscolare, chiamato a domare gli avversari con intensità e forza per tutti i novanta minuti. Oggi, però, questo atteggiamento si è visto solo nei primi 35’, e quando l’intensità cala, manca la qualità per riuscire comunque a far propria la partita.
Franzini parte con la formazione tipo, ma lascia D’Agostino in panchina per scelta tecnica, preferendo Bertin — al rientro — al posto di Pizzi.
L’avvio è devastante: il Piacenza pressa alto, recupera costantemente palla e libera Mustacchio, assolutamente immarcabile. Il gol arriva al 13’, ma nei primi minuti i biancorossi creano più occasioni che in molte altre partite messe insieme. L’atteggiamento non cambia dopo il vantaggio, anche se l’intensità cala leggermente, e del Progresso non c’è traccia. Squadra corta, raddoppi puntuali, ottimi inserimenti di Ciuffo.
Il raddoppio sembra nell’aria con un colpo di testa di Putzolu, respinto da un difensore a portiere battuto. Poi, come spesso accade, arriva il gol avversario al primo tiro in porta: Bertin sbaglia un appoggio, mancano le preventive e con due passaggi gli avversari si ritrovano davanti al portiere, trovando il pareggio. Nessun segnale di pericolo, eppure succede. A questo punto è chiaro: non è più un caso, ma un problema strutturale della squadra.
Il secondo tempo offre ancora tempo per rimettere la gara sui binari giusti, ma in campo non si vede più il Piacenza del primo tempo: la squadra si allunga, perde compattezza e quegli equilibri perfetti mostrati nella prima mezz’ora.
Ne esce una partita equilibrata, in cui i padroni di casa approfittano delle lacune del Piacenza e giocano alla pari. I biancorossi mettono in campo tanta generosità ma poco altro: un solo tiro pericoloso di Campagna e un episodio dubbio all’ultima azione su Bianchetti, difficile da valutare. Troppo poco per tornare in vantaggio.
Un passo indietro? No, piuttosto la conferma che il Piacenza è una buona squadra, ma che ha bisogno che tutto funzioni alla perfezione per vincere, perché le differenze con le altre non sono così nette.
Infine, la scelta — prevedibile — di lasciare D’Agostino in panchina potrebbe lasciare qualche strascico, non semplice da gestire. E lì serviranno equilibrio e intelligenza da parte di tutti: giocatore, staff tecnico e società.I punti di vista di Amorini in formato video
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