Ospedale di Bobbio, cittadini segnalano un ridimensionamento: a piccoli pezzi stanno smontando la sanità pubblica. Patrizia Sartori e Paolo Olivieri hanno scritto alla redazione, preoccupati per quelle che definiscono come “troppe incertezze sul destino del nosocomio dopo anni di promesse disattese sul suo rilancio e potenziamento”.
Siamo preoccupati – commenta Patrizia Sartori – perché a nostro avviso si sta andando verso una privatizzazione. A piccoli pezzettini ci stanno smontando la sanità pubblica. Forse pensano che magari non ce ne accorgiamo, invece non è così.
La chiusura! Io questa parola la dico, ma spero che non si verifichi mai. Però non c’è più il Pronto Soccorso, ora c’è il CAU. Alcuni reparti e alcune cose non funzionano più. Non c’è più una sala operatoria, quindi dicono che per questo non si può più chiamare ospedale. Però a me risulta che la sala operatoria fosse stata rimessa a nuovo, ma poi non l’hanno mai riaperta. Ora per fare dei controlli, quando non c’è la strumentazione, bisogna fare più 45 chilometri per andare a Piacenza, il tutto per una visita di un quarto d’ora.
La preoccupazione è che si ridimensioni la struttura sempre di più, secondo me nell’ottica di privatizzare. Questa privatizzazione noi la vediamo come il fumo negli occhi perché mentre il privato punta il profitto, lo Stato dovrebbe puntare al benessere della popolazione.
Chiaro che se una famiglia deve decidere di abitare a Bobbio, fa le proprie considerazioni. Non ci sono i servizi, se non ci sono i servizi, quindi la gente scappa.
Io sono nata nell’ospedale di Bobbio. Negli anni è stato il centro, ora ad esempio le persone anziane sono disorientate. Mio suocero è stato salvato tantissime volte in questo ospedale. Non oso pensare cosa possa accadere senza questo nosocomio.
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