“Prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno”.
Con questo obiettivo il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea nel giugno 2019 hanno adottato la Direttiva sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente Sup (Single use plastics/plastica monouso, ndr) recepita dall’Italia con legge nazionale nell’aprile di quest’anno e in vigore da sabato 3 luglio 2021.
“Entro tale data – ha ricordato Vivian Loonela, portavoce della Commissione europea – gli Stati membri dovranno mettere in campo tutte le misure necessarie per mettere in atto le disposizioni incluso il ritiro degli articoli vietati dalla norma” sottolineando che “per tutti gli articoli vietati ci sono delle alternative accessibili e a buon mercato”.
Quella della plastica abbandonata è una piaga che affligge da tempo le zone maggiormente turistiche della nostra provincia, fiume Trebbia in primis. Lo conferma Paolo Bersani dell’associazione PlasticFree.
“Piatti, posate, bicchieri abbandonati dopo pic nic. Ne abbiamo sempre trovati in grande quantità, quindi siamo molto contenti che questo commercio sia stato abolito. Sugli scaffali sono già presenti prodotti compostabili e di questo sono molto soddisfatto. E’ importante che questa normativa entri in vigore in estate, quando pic nic e pranzi al sacco sono particolarmente diffusi”.
Il bando imposto dalladirettiva è limitato agli oggetti in plastica monouso più inquinanti. Sono, dunque, per il momento vietati piatti e posate, cannucce, cotton fioc, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo. I negozi potranno continuare a venderli fino ad esaurire le scorte, poi saranno proibiti del tutto.
Tra i prodotti di plastica usa e getta rimane consentita la produzione, la vendita e l’utilizzo delle bottiglie per acqua e bibite, dei flaconi di detergenti e detersivi, delle scatolette e delle buste per i cibi. Per i bicchieri di plastica, la direttiva prevede solo una riduzione del consumo.
Trovare alternative per questi prodotti è, infatti, più difficile e richiederà più tempo e ingenti investimenti. Un mondo libero dalla plastica richiede, infatti, un cambiamento culturale con un ritorno al passato fatto di detersivi alla spina, borracce, imballaggi in carta o bioplastiche.
Sulle bioplastiche, e sulle alternative alla plastica monouso, è in corso un contenzioso fra l’Italia e la Commissione europea. La direttiva SUP non fa distinzione nel suo bando fra oggetti in plastica tradizionale (quella prodotta dal petrolio e non biodegradabile) e oggetti in plastiche bio: prodotte da materie prime naturali come il mais, biodegradabili nell’ambiente e compostabili (cioè trasformabili in fertilizzante compost).
La legge italiana 53/2021 che ha recepito la direttiva europea ha invece escluso dal bando tutte le plastiche usa e getta compostabili, nelle quali l’industria italiana è molto forte. E il nostro paese chiede che anche le linee guida della Commissione per l’applicazione della SUP facciano la stessa cosa. Un’altra questione riguarda la carta plastificata usata per piatti, bicchieri e imballaggi. La direttiva non ne parla, ma le linee guida approvate a maggio estendono il bando anche a questi oggetti. La Ue, in seguito a un confronto fra il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha accolto le obiezioni dell’Italia impegnandosi a rivedere le linee guida della direttiva.
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