Point of care, letteralmente test eseguito vicino o direttamente al punto di cura del paziente: ovvero un’analisi di laboratorio svolta in prossimità della persona – al domicilio o dove è ricoverata – per renderne l’esecuzione più comoda per il paziente, accorciando i tempi di gestione ed elaborazione dei risultati. Una modalità di cura, in altre parole, sempre più vicina alla persona.
Su questo importante tema, anche collegato al ruolo del laboratorio sul monitoraggio della catena di lavorazione dall’esecuzione della misurazione al letto del paziente fino all’elaborazione e consegna del risultato, hanno indagato i professionisti di Biochimica dell’Ausl di Piacenza, che presenteranno i risultati delle loro ricerche al congresso mondiale dell’International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine (IFCC), fra le principali organizzazione mondiali nel campo della Chimica clinica e della Medicina di laboratorio, che si terrà a Dubai a fine maggio.
“È un traguardo molto importante per i nostri professionisti – sottolinea il direttore Bruna Di Stasi – di cui andiamo molto orgogliosi. I due poster che verranno presentati su quell’importante palcoscenico scientifico si concentrano su due aspetti diversi, ma complementari, del point of care testing, descrivendo l’importanza dell’impiego di queste sofisticate tecnologie nell’esecuzione di misurazioni ematologiche al letto del paziente e il ruolo cruciale del laboratorio nel sorvegliare il corretto funzionamento e l’allineamento alla strumentazione del nucleo di analisti centrale per fine di garantire l’accuratezza dei risultati. I miei complimenti vanno a Ruggero Buonocore e al suo team e a Antonino Sammartano dell’ospedale Vaio di Fidenza che hanno lavorato insieme a questo progetto dimostrando come vi sia un forte spirito di collaborazione tra le due realtà emiliane”.
Importantissimo il ruolo dei tecnici sanitari di laboratorio biomedico di Piacenza e Vaio di Fidenza che hanno collaborato in ogni fase di ricerca sotto l’attenta guida dei due direttori: oltre alla dottoressa Di Stasi, il collega Luigi Ippolito, direttore di Patologia clinica dell’ospedale di Fidenza.
“Questa ricerca, i poster che la raccontano e l’interesse dimostrato dall’International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine – conclude il direttore Di Stasi – sono la rappresentazione dello sforzo che la medicina dei servizi compie quotidianamente nel mettersi a disposizione del paziente per garantire la possibilità delle cure di prossimità e il miglioramento della diagnostica”.
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