Una piazza gremita ha assistito in religioso silenzio, rapita e partecipe, al recital di Alessandro Preziosi, Le Confessioni di San’Agostino, nella prima giornata del Fol in Fest in Alta Val Tidone. Il noto attore cinematografico e teatrale ha portato in scena, sul palco di Nibbiano, l’opera autobiografica che racconta la vita di quello che è considerato il “padre della Chiesa” e riconosciuta come uno dei maggiori capolavori della letteratura cristiana e occidentale.
Con la sua inconfondibile voce e la perfetta presenza scenica che lo caratterizzano, Preziosi ha saputo rapire la platea in un viaggio profondamente intimo, attraverso una selezione dei brani di Agostino, alla scoperta di un uomo inquieto, insoddisfatto delle certezze comode e consolanti, instancabile cercatore della Verità, figura poliedrica di filosofo, teologo, mistico, poeta e pastore, che continua ad affascinare laici e credenti di ogni tempo.
Una riflessione quanto mai attuale e centrata, quella offerta dall’opera di Sant’Agostino, per un’edizione del festival della montagna che vuole indagare il rapporto sempre più conflittuale tra l’Anima e gli Idoli di oggi con una lettura offerta dalla prospettiva della montagna e che ha avuto un suo primo significativo approfondimento nel convegno di apertura del Fol in Fest che si è tenuto nella piazza di Pecorara moderato dal direttore di Libertà, Gianluca Rocco.
Ad aprire le danze della quarta edizione del festival, che conta quest’anno sul patrocinio anche del Ministero del Turismo, sono stati due esponenti del Governo. “Il Fol in Fest è un modello da esportare in tutte le aree interne – ha detto il Ministro Tommaso Foti nel suo videomessaggio aperto con i saluti al Sindaco di Alta Val Tidone Franco Albertini, agli altri sindaci promotori della rassegna e agli organizzatori – La prima forma di coesione è evitare la frattura tra montagna e pianura”.
Concetti ribaditi anche dal Ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, e dal Vice Presidente della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla che ha evidenziato “lo stretto rapporto che esiste e deve essere fatto sempre più comprendere tra pianura e montagna”.
Dopo i saluti di Franco Albertini e l’introduzione di Massimo Polledri, direttore artistico della rassegna, sono stati gli interventi dello scrittore Marco Invernizzi e del Professor Pietro Polieri, antropologo dell’Università di Bari, ad accendere il dibattito sui valori contrapposti agli idoli, che oggi si chiamano ricerca spasmodica della ricchezza o dittatura dei social.
“Occorre schierarsi – dice Invernizzi – Non possono stare insieme anima e idoli. Non c’è neutralità. Dobbiamo mettere al centro la nostra identità. Il laicismo è il rifiuto dell’anima”. In risposta Polieri sostiene come “l’dolo non va con l’anima” e citando Ratzinger dice “la multiculturalità è un fatto ma non deve diventare un idolo perché altrimenti si perde l’anima. Allo stesso modo l’Europa, che vuole evolversi, perde le proprie radici”. Spunti che Polieri tratterà più approfonditamente nel convegno in programma giovedì 24 a Nibbiano in dialogo con Ettore Gotti Tedeschi.
Tra i due ospiti l’intervento anche dell’imprenditore Fabrizio Bertola: “Il mio idolo è il Penice. Pecorara è il mio punto di riferimento costante. Sono figlio di questa terra e di questa vallata. Ho avviato il progetto della logistica a Castel San Giovanni perché pensavo di dare lavoro alla gente di Pecorara. Resta il mio cruccio, perché ancora non sono riuscito a ripopolare Pecorara”.
La seconda giornata del Fol in Fest, rassegna promossa dai comuni di Alta Val Tidone, Morfasso, Ottone e Ferriere, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Banca di Piacenza, Allied e ALS Group, prevede alle ore 18.00 di giovedì 24 in piazza Combattenti a Nibbiano il confronto tra il Prof. Pietro Polieri e Ettore Gotti Tedeschi (in collegamento), sul tema Nietzsche e le profezie sul crollo degli idoli della civiltà occidentale, mentre alle 21.00 in Piazza della Chiesa sempre a Nibbiano andrà in scena lo spettacolo teatrale “Moriremo domani” con la regia di César Brie e la compagnia “Senza numero civico”.
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