Servono infrastrutture come invasi e laghi artificiali per combattere la siccità. Si tratta infatti di un problema destinato a perdurare negli anni. E’ quanto emerso dal convegno “Il valore dell’acqua” organizzato all’università Cattolica da ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), Consorzio di Bonifica di Piacenza e la facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
“La siccità non è più un’emergenza, ma un problema strutturale”, commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi. “Negli ultimi vent’anni le precipitazioni sono diminuite del 40%, quindi dobbiamo da un lato contrastare il cambiamento climatico, dall’altro creare infrastrutture irrigue e per fare questo dobbiamo favorire investimenti pubblici e privati nel settore dell’acqua. In Emilia Romagna stiamo realizzando 700 milioni di euro di investimenti per un utilizzo più preciso dell’acqua, per l’efficienza delle reti e per l’aumento della raccolta e dello stoccaggio delle acque”.
“L’emergenza idrica colpisce il nostro paese e in particolare il nord Italia per il secondo anno consecutivo. Questo è lo strutturarsi del cambiamento climatico che sta impattando in modo negativo sulla risorsa acqua. La sfida è continuare a utilizzare l’acqua ottimizzando l’utilizzo delle risorse e vincendo la sfida della sostenibilità ambientale. Su questo fronte ci dobbiamo scontrare con il fatto dell’autonomia e della sovranità alimentare. I consorzi di bonifica stanno lavorando spalla a spalla con le imprese per raggiungere questi tre obiettivi”. E’ la lettura di Francesco Vincenzi, presidente ANBI (Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue).
“Diciamo che il nostro problema è quello di conservare l’acqua che cade durante gli eventi piovosi. La soluzione migliore è quella degli invasi, è ovvio però che si tratta di una soluzione sul medio e lungo periodo perché sono opere che richiedono tempo per la realizzazione. Per affrontare la siccità ora, invece, sarebbe quella di utilizzare il reticolo idrico secondario e terziario, facendo defluire l’acqua non in fiume e quindi in mare, ma nel nostro terreno per ricaricare anche le falde”, così Marco Trevisan, preside della Facoltà di Agraria.
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