Attualità

Il libro di Tonelli al PalabancaEventi: “Il successo dei Farnese? Diplomazia, alleanze e matrimoni azzeccati”

«Questo libro sarebbe molto piaciuto a Corrado Sforza Fogliani perché la storia della dinastia dei Farnese è un argomento che gli è sempre stato a cuore e di cui la Banca si è spesso occupata con svariate iniziative: dal convegno internazionale del 2007 a diverse pubblicazioni nel corso degli anni».

Nelle stanze del duca – La corte di Piacenza al tempo dei Farnese

Così il presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna nel suo intervento di saluto alla presentazione del volume (edito dall’Istituto di credito, stampa Kréati) “Nelle stanze del duca – La corte di Piacenza al tempo dei Farnese”. Il dott. Nenna ha inoltre ricordato le oltre 50 pubblicazioni realizzate dall’autore Graziano Tonelli (già direttore degli Archivi di Stato di Brescia, La Spezia, Parma e Pavia), che nel 2022 ha ricevuto dal Duca di Parma Carlo Saverio Borbone il Sigillo della Casa Reale per gli studi compiuti su Alessandro Farnese e sulla di lui consorte Maria d’Aviz.

Il libro è stato illustrato dall’autore al PalabancaEventi (Sala Panini e con Sala Verdi videocollegata) in dialogo con il giornalista Emanuele Galba.

Durante il lungo periodo di governo della dinastia Farnese, la città, la corte e l’aristocrazia piacentina hanno occupato un ruolo di rilievo nelle vicende storiche del Ducato. Una dinastia che, nel periodo che va dal 1545 al 1731, ha profondamente cambiato il tessuto economico e sociale del territorio.

I ghibellini e il potere imperiale

Di questo tratta il libro. «Con l’avvento della Signoria – ha spiegato il dott. Tonelli – i ghibellini continuarono a sostenere il potere imperiale, mentre la parte guelfa parteggiava apertamente per la libertà e l’autodeterminazione della città. Ma sarà la nascita del nuovo ceto nobiliare, e la predominanza degli interessi patrimoniali dei vari clan familiari, a influenzare la scelta dello schieramento, con il passaggio del fulcro del potere dalla periferia al centro cittadino, come testimonia la vicenda di un ramo dei Malvicini, che discendeva dalla consorteria dei Fontana (Da Fontana o Fontanesi) provenienti dalla Val Tidone».

«In seguito sarà l’aristocrazia piacentina, che risiedeva nei lussuosi palazzi del centro città, a contendersi le ricche terre del contado, investendo in titoli nobiliari, fondi rurali e fortezze, sino all’avvento del primo duca Pier Luigi, che si sovrapporrà, di fatto, alle due forze politiche predominanti, conferendo investiture nobiliari e suffragando statuti e privilegi delle corporazioni di artigiani e mercanti».

La politica diplomatica di Ottavio

L’autore ha attribuito il successo dei Farnese «all’accorta politica diplomatica perseguita da Ottavio, al deciso governo di Ranuccio I e, soprattutto, alle alleanze e alle azzeccate scelte matrimoniali, come nel caso di Ottavio Farnese, marito di Margherita d’Austria, la figlia riconosciuta del grande Imperatore Carlo V» e descritto la Corte di Piacenza, che non era come le altre rinascimentali frequentata da artisti, poeti e musicisti, bensì da audaci condottieri ed esperti armaioli, perché Piacenza era un importante punto militare grazie alla sua posizione strategica.

Confermando «la persistente intolleranza di buona parte della nobiltà piacentina ai Farnese», il dott. Tonelli si è soffermato sul ruolo di Margherita d’Austria, che «amava Piacenza» e a cui si deve la progettazione di Palazzo Farnese. Non solo: «Margherita con la complicità del consorte – ha aggiunto l’oratore – cercherà di trasformare la rissosa aristocrazia locale in cortigiani disciplinati e fedeli, anche invitandoli a sontuose feste, ricevimenti, fastose rappresentazioni teatrali e tornei cavallereschi».

Il ruolo di Ranuccio

Dopo aver rammentato il ruolo di Ranuccio («signore introverso, sospettoso e superstizioso»), il quale ripristinò le Fiere di cambio, che faranno di Piacenza la vera capitale economica del Ducato e fatto cenno al cardinale Giulio Alberoni «fautore del matrimonio di Elisabetta Farnese con il Re di Spagna, che salverà il ducato da una grave situazione finanziaria», l’autore ha parlato della fine della dinastia «avvenuta a Piacenza nel gennaio del 1731 con il decesso dell’ultimo duca Farnese, il pingue e malaticcio Antonio, che lascerà il ducato senza eredi».

L’estinzione della dinastia, che aveva retto il Ducato per oltre 170 anni, porterà al progressivo e inevitabile declino delle due capitali e dell’intero territorio. In particolare, Palazzo Farnese nel 1736 sarà spogliato di tutti gli oggetti artistici e dei beni di valore per ordine del duca Carlo di Borbone, destinato poi a diventare re di Napoli.

A differenza degli altri palazzi ducali – che in seguito verranno nuovamente ammobiliati per ordine di Filippo – l’imponente palazzo piacentino sarà quasi ignorato dal secondo duca, che lo utilizzerà tra il 1740 e il 1750 solamente in occasione di feste e celebrazioni.

«La corte borbonica – ha chiosato il dott. Tonelli – non si stabilirà più a Piacenza, che in un secondo tempo diventerà, sulla scia della sua antica e grande tradizione guerresca, la piazzaforte militare dello Stato italiano. Ma questa è un’altra storia».

A tutti gli intervenuti è stato consegnato il volume e l’autore si è volentieri prestato al rito del firma-copia.

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