Cronaca Piacenza

Uomini ucraini chiamati alle armi, la testimonianza di Tania: “La mia migliore amica ha il marito e il figlio in trincea, e io temo per mio fratello” – AUDIO

La sua famiglia vive in Ucraina, suo fratello ha l’età giusta per essere chiamato alle armi. Questo è sufficiente per comprendere lo stato d’animo di Tania, donna che da 16 anni vive a Piacenza ma che nel paese d’origine ha tuttora madre, fratello e nipoti i quali vivono a un centinaio di chilometri dalla Polonia.

“Per ora sono abbastanza tranquilli, se ne stanno chiusi in casa e soprattutto vivono in un paese piccolo: come sapete, infatti, stanno bombardando le città più grandi. Mia madre, piuttosto, è preoccupata per mio fratello perché ha 50 anni e il governo ucraino sta chiamando gli uomini come riservisti: hanno già chiamato tanti uomini che conosco, per esempio il marito e il figlio della mia migliore amica e quest’ultimo ha 19 anni”.

“La Polonia ha aperto i confini a donne e bambini senza genitori, basta che abbiano un documento di riconoscimento. Nel caso i miei familiari venissero accolti in Polonia io sarei subito pronta a raggiungerli per portarli in Italia, se dovessero passare la frontiera io sarei pronta a partire già questa sera. Ovviamente però mio fratello, come tutti gli uomini da 18 a 60 anni, non possono uscire”.

“L’amica di cui parlavo prima abita a Leopoli. In quella città la situazione è tranquilla, però è comunque ormai sfollata. Lei è commessa in un negozio di generi alimentari e mi ha raccontato che gli scaffali sono stati letteralmente svuotati da persone che si sono presentate con la valigia, pronte a scappare in Polonia, distante soli 60 chilometri. Chi ha le seconde case le raggiunge, soprattutto nei paesini piccoli, altrimenti l’unica alternativa è fuggire”.

“Ho un’altra amica che invece vive a Kiev e lei è già fuggita, sono già andati via perché vivono proprio in centro. Conosco un’altra donna ucraina che vive in Italia la cui famiglia abita a Kiev ma non sa dove fuggire: vivono in periferia e hanno molta paura perché a poca distanza dal loro paese sorgono alcuni aeroporti militari e continuano a bombardare”.

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