Attualità

L’esperienza delle Usca durante il Covid, a Roma l’esempio dell’Ausl piacentina

Sarà Giorgia Maderi, medico specializzando in Igiene e Medicina Preventiva, a rappresentare il dipartimento delle Cure Primarie di Piacenza al Siti che si terrà a Roma tra poche settimane.

Un altro importante contributo che l’Azienda USL di Piacenza porterà alla 56esima edizione del Congresso nazionale. Il poster si concentra sull’esperienza della Centrale Covid-19 dell’Ausl di Piacenza alla luce del Dm 77.

La pandemia

Nel periodo pandemico, Piacenza si è distinta a livello nazionale per la creazione delle unità speciali di continuità assistenziale più comunemente conosciute come Usca. Un innovativo e rivoluzionario sistema di assistenza domiciliare creato a marzo 2020 e composto da un team medico infermieristico specificamente formato sulle tecniche di ecografia toracica, per l’identificazione precoce di polmoniti interstiziali correlate al Covid. A queste squadre, nell’ottobre dello stesso anno, si è affiancata la centrale di coordinamento che ha raccolto e convogliato le segnalazioni di casi sospetti e accertati raccordando l’attività delle Usca con i servizi interessati: medicina convenzionata, farmacia territoriale, laboratorio, igiene pubblica, residenze sanitarie assistenziali, reparti ospedalieri e rete di emergenza – urgenza.

Il percorso

“Il percorso era cadenzato da step ben precisi – sottolinea Paola Camia, dipartimento Cure primarie – Il primo era un triage telefonico in cui veniva definito l’intervento più appropriato tra il tampone eseguito in laboratorio o al domicilio del paziente, la visita domiciliare con l’eventuale esecuzione di una ecografia toracica, la prescrizione dell’ossigeno e l’erogazione diretta dei farmaci, oltre che una tempestiva valutazione dei pazienti più gravi per cui erano necessarie terapie precoci”.

“Per realizzare questo percorso, dal 1 novembre 2020, l’azienda ha implementato una piattaforma informatica consultabile da tutti gli operatori del sistema, compresi i medici di famiglia, che mette in collegamento ospedale e Centrale Operativa Territoriale, consentendo l’arrivo in tempo reale delle segnalazioni, il tracciamento delle attività svolte, il monitoraggio dei passaggi nei diversi luoghi di cura e la raccolta dati. Il modello piacentino ha permesso ai professionisti di seguire in modo congiunto i pazienti e dimostrato che l’utilizzo della piattaforma informatizzata ha consentito una tempestiva presa in carico del paziente. Inoltre, il valore aggiunto del modello è stato quello di migliorare la sicurezza dell’utente attraverso l’aumentato scambio informativo tra professionisti.

Tra marzo 2020 e giugno 2022 sono state erogate 150.688 prestazioni. I pazienti segnalati dall’ospedale per la presa in carico territoriale sono stati 786. Nel 2021 l’accertamento diagnostico è stato erogato entro le 72 ore è stato del 100% dei casi e nel 2022 nel 94% dei casi. Tutto questo ha comportato un miglioramento dell’assistenza e una diminuzione degli eventuali disagi per i cittadini. La Centrale Covid-19 rappresenta la base di transizione verso le Centrali Operative Territoriali previste dal Dm 77, un patrimonio esperienziale, professionale e umano da non disperdere”.

Lo studio è realizzato da Paola Camia, Giorgia Maderi e Anna Maria Andena, direttore Distretto città di Piacenza.

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