Ausl in consiglio comunale, pronto soccorso: “Serve nuova organizzazione, separando urgenza da emergenza”. Carenza di organico: “Telemedicina è la soluzione, già avviate sperimentazioni” – AUDIO

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I vertici dell’Ausl, guidati dal direttore generale Paola Bardasi, in audizione al consiglio comunale di Piacenza. Oltre a Bardasi erano presenti Andrea Magnacavallo, direttore sanitario, Andrea Contini, direttore assistenziale, Eleonora Corsalini, direttore socio-sanitario, Anna Maria Andena, direttore del distretto di Piacenza, e Giuliana Bensa, direttore amministrativo.

Un incontro chiesto dall’assemblea per affrontare alcune delle problematiche che recentemente parrebbero essersi intensificate all’interno dell’azienda sanitaria locale. Problematiche che si potrebbero riassumere così: mancano i medici, mancano le risorse, si allungano i tempi, a partire dal pronto soccorso che ultimamente parrebbe vivere una situazione di vera e propria congestione.

I consiglieri dei vari schieramenti hanno avanzato le proprie osservazioni e le proprie proposte, lasciando poi a Paola Bardasi una considerazione finale. Secondo Bardasi, i servizi erogati dalle Ausl, non solo quella piacentina, potrebbero essere incrementati abbracciando due grandi rivoluzioni: un nuovo concetto di pronto soccorso, ripensato completamente nella sua gestione degli spazi, e la Telemedicina.

“Il filo conduttore è questo: come essere più attrattivi per gli operatori? Noi stiamo provando a mettere insieme tutti i vari aspetti che possono rendere più attrattiva l’azienda Ausl di Piacenza. Noi abbiamo già un modello di funzionamento che l’Italia ci ha già copiato, quindi noi dobbiamo solo implementare i servizi integrando un ospedale ripensato e un territorio nuovo con quale l’ospedale deve dialogare”, ha detto Bardasi.

OSPEDALE RIPENSATO

“L’ospedale ripensato è un concetto fondamentale. Noi vogliamo ripensare i modelli organizzativi, a partire dal pronto soccorso. Dobbiamo distinguere anche a livello spaziale l’emergenza dall’urgenza: un luogo dove portare i pazienti “urgenti”, ovvero affetti da patologie tempo-dipendenti (come l’ictus o l’arresto cardiaco) e luoghi dove portare i pazienti “emergenti”, ovvero quelli che possono essere trattati, stabilizzati, quei pazienti per i quali abbiamo più tempo per intervenire. Queste due aree devono essere gestite in due luoghi diversi, perché altrimenti rischiamo la congestione di un unico punto, come accade oggi”.

DIALOGO TRA TERRITORIO E OSPEDALE

Il sistema per incrementare il dialogo tra territorio e ospedale è la Telemedicina. Da questo punto di vista abbiamo avviato una sperimentazione su 240 pazienti scompensati con medici di medicina generale e cardiologi dell’ospedale. Questo non è poco, è un inizio ma questa è la direzione giusta, perché la Telemedicina ti da la possibilità di usare bene risorse che non si hanno più”.

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