
“Dobbiamo purtroppo segnalare, in questi giorni e per più giorni, il ripetersi di situazioni di notevole disagio ambientale che la popolazione sarmatese, ormai logorata da decenni di sofferenza che ne hanno condizionato la vivibilità, è costretta a subire per effetto del permanere di odori molesti riguardanti l’intero territorio urbanizzato”. Così in una nota il comitato “RinnoviAMO SARMATO”.
LA NOTA DEL COMITATO “RinnoviAMO SARMATO”
“Apprendiamo, con un certo sconcerto, dalla stampa locale e purtroppo non dal sito istituzionale del Comune, che il nostro Sindaco ha segnalato il problema all’agenzia Arpae e a Sua Eccellenza il Prefetto Dottor Paolo Giuseppe Alfredo Ponta in quanto “gli effetti di questi disagi rischiano di trasformarsi a breve in un problema di ordine pubblico”. Sempre dalla stampa apprendiamo che le fonti degli odori nauseabondi e irritanti siano da attribuirsi dall’impianto di compostaggio di Maserati Energia S.r.l. per un presunto guasto all’apparecchiatura “scrubber”, non più in grado di filtrare le sostanze inquinanti e della cui riparazione non si prevedono tempi certi e, contestualmente ma sicuramente con disagio minore, dall’avvio delle attività di spandimento di liquami da parte degli agricoltori sui terreni limitrofi all’abitato”.
Intervista con il Presidente del Comitato Rinnociamo Sarmato
“Sono state inviate alle istituzioni preposte decine e decine di proteste della popolazione residente ormai esasperata ed estremamente preoccupata dalle continue e reiterate ricadute odorifere che costringe gli abitanti a rinchiudersi in casa; “ci sentiamo soffocare dall’odore acre” il commento degli abitanti, ancora più preoccupati dalla spada di Damocle che incombe sulle loro teste per effetto del recente rilascio dell’autorizzazione unica per la realizzazione di un ulteriore impianto di biometano in prossimità dell’abitato sarmatese”.
Una situazione insostenibile
“La situazione sta diventando insostenibile” sostengono dal Comitato “RinnoviAMO Sarmato”; non si sono ancora spenti gli echi delle testimonianze degli abitanti del cremasco relazionate e argomentate nel corso dell’incontro con la cittadinanza dello scorso 7 Febbraio e che hanno descritto la costante sofferenza di coloro che vivono a ridosso di impianti di biometano, che in questi giorni vengono evidenziati i preoccupanti effetti che la collocazione di impianti simili può provocare se realizzati a ridosso dell’abitato”.
“Impianti di tale portata e dai volumi così grandi devono necessariamente essere realizzati in aree remote, lontano dalle zone antropizzate e non certo a poco più di duecento metri dalle abitazioni” il commento del Comitato. Inoltre, proseguono, il proliferare di richieste di costruzione di questi impianti quale fenomeno che sta interessando particolarmente e in modo allarmante il territorio dell’Emilia Romagna, Lombardia e Veneto richiede una seria riflessione sull’opportunità di disciplinare criteri più restrittivi per il rilascio delle autorizzazioni.
Impatti ambientali inammissibili
“Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, in quanto stanno generando impatti ambientali e territoriali ai limiti dell’ammissibile, con aumento del traffico pesante, alterazione inopportuna della vocazione agricola, ulteriore consumo di suolo uniti a problemi di emissioni odorigene e inquinamento acustico, situazioni che gli abitanti di Sarmato, stremati da tempo immemore, non possono né vogliono più tollerare”.
I ricorsi al TAR
L’annullamento dell’Autorizzazione Unica Ambientale per la realizzazione del nuovo impianto per la produzione di biometano in una posizione così vergognosa risulta pertanto essere, continua il Comitato, l’unica soluzione all’annoso problema degli impatti ambientali; al primo ricorso al TAR depositato il mese scorso il Comitato annuncia il deposito di un ulteriore secondo ricorso, sempre presso il TAR sezione staccata di Parma, le cui peculiarità verranno comunicate in seguito. Per non dare adito ad alcun dubbio vogliamo chiarire, prosegue il Comitato, che queste azioni legali costituiscono soltanto i primi passi di un articolato percorso che prevede ulteriori azioni presso gli organi competenti, senza escludere il coinvolgimento della Presidenza della Repubblica e del Consiglio di Stato, oltre a iniziative di carattere civilistico con richiesta di indennizzo per danno patrimoniale procurato.
Non vogliamo rassegnarci al destino subìto delle popolazioni di Zanengo (CR), frazione di Grumello Cremonese (https://www.youtube.com/watch?v=QarfjpS2kXM) oppure di Casanova del Morbasco (CR), che saranno stati, al pari degli abitanti sarmatesi, rassicurate sulla ermeticità dello stesso e tale da non produrre alcun effetto molesto, attraverso l’attestazione di atti ineccepibili dal punto di vista normativo, ma rivelatisi poi, a cose fatte, assolutamente infondate ed inattendibili.
Ambiente ed economia locale
Vale la pena di ricordare che gli abitanti di Sarmato, se da un lato sono stati ostaggio della puzza per l’insediamento dello stabilimento Ex Eridania Z.N., paradossalmente devono la conservazione dell’economia locale (di certo non elevata) proprio dalla presenza dello stesso, attraverso l’apporto della forza lavoro stabile, di quella stagionale e dell’indotto, elementi questi lontani anni luce dall’insediamento di biometano proposto che, purtroppo, non produrrebbe alcun valor aggiunto alla collettività.
Non ultimo il paese conserva e ripropone nel tempo l’ulteriore infelice primato di aggregato urbano che vanta una delle peggiori performance in termini di qualità dell’aria (fonte Arpae), che ci pone secondi in graduatoria alle spalle soltanto di Piacenza a causa di ripetuti sfondamenti giornalieri dei carichi massimi consentiti di emissioni PM 10, con inevitabili ricadute sulla salute pubblica.
Vorremmo poter assicurare ai nostri figli un futuro migliore, conclude il Comitato, e soprattutto impedire che il nostro paese, che amiamo con tutto noi stessi, non sia destinato all’oblio o a due irreversibili e inarrestabili deserti: il primo nei riguardi della nostra già compromessa agricoltura per effetto dell’impiego massiccio di digestato destinato nel tempo ad impoverire i terreni nei quali viene sparso. Il secondo nei confronti della prevedibile svalutazione immobiliare che potrebbe portare alla sventurata desertificazione del nostro caro abitato.
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