Ospedale di Castel San Giovanni, l’opposizione: “In atto un progressivo depotenziamento, tante promesse ma nulla di concreto”

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Per parlare del futuro dell’ospedale di Castel San Giovanni ci sarà anche la direttrice generale dell’Ausl Paola Bardasi, lunedì 25 marzo alle 20 in consiglio comunale. “Un appuntamento che attendiamo da tempo e con trepidazione” fa sapere Carlo Capelli capogruppo di Civiltà Castellana.

“Negli anni il nostro presidio ha subito un lento e progressivo depotenziamento, da ospedale per acuti a qualcosa che assomiglia ad un ospedale di comunità (Os.Co.) – prosegue Capelli – a fronte di roboanti annunci di nuove attività, abbiamo assistito alla chiusura di unità operative complesse come chirurgia, ortopedia, traumatologia e altri servizi. A ciò si aggiunge il malcontento del personale sanitario che ha iniziato a migrare altrove”.

Forte interesse al tema tra i cittadini

I cittadini hanno dimostrato, da anni, forte interesse al tema: già nel 2016 si era costituito un comitato che in tre anni raccolse 16.200 firme pro ospedale. “Cosa ne è stato fatto?” si domanda il gruppo consiliare di Civiltà Castellana. “Nulla. Anzi l’amministrazione ha cercato di screditare il comitato agli occhi dell’opinione pubblica, bollandolo come divulgatore di fake news. Ci viene da sorridere poi a pensare che oggi i partiti che sostengono la consigliera regionale Stragliati stanno raccogliendo le firme per ampliare il Pronto Soccorso h24. Ma come è possibile se mancano i servizi essenziali come l’equipe stabile di chirurgia, ortopedia, laboratorio analisi e diagnostica?!”

Insomma, Civiltà Castellana sottolinea come tanti annunci, tanti idee e progetti non abbiano portato a nulla di concreto e utile al territorio.

Nuovi servizi, ma sono prioritari?

“Sono stati aperti nuovi servizi – continua Capelli – ospedale donna e chirurgia plastica. Ma sono prioritari per la comunità? Ci sono stati direttori generali che hanno investito somme ingenti nella struttura castellana, altri che invece hanno preso strade opposte. Quello che è certo è che l’organizzazione della politica sanitaria è alla mercé dei direttori generali che interpretano le direttive regionali come un mantra, senza calarle nelle realtà locali di competenza, rispondendo solo a logiche di risparmio economico, senza preoccuparsi se l’organizzazione fosse idonea a soddisfare i bisogni delle persone”.

Secondo Civiltà Castellana alla base di questa mala gestione ci sarebbe una mancanza di confronto vero e collaborativo tra la direzione sanitaria e gli amministratori che non sarebbero stati nelle migliori condizioni di conoscenza all’atto di approvazione del piano sanitario del 2017 proposto dall’allora direttore generale.

“Solo questo può giustificare la scellerata approvazione da parte dell’assemblea dei sindaci di tale piano – affonda Capelli – che ha contribuito al depotenziamento del presidio ospedaliero di Castel San Giovanni.

L’Ausl ha abbandonato la sua mission

L’Ausl negli anni ha abbandonato la sua mission di soggetto erogatore di servizi trasformandosi in azienda che risponde a principi economici. Il cittadino – rincara la dose Capelli – ha perso la centralità all’interno del sistema. Per questo, oggi, raccogliere firme per un Pronto Soccorso che non è più previsto dal sistema, appare come un’attività di propaganda elettorale, ma se può servire per accendere un faro sul fallimentare piano sanitario dell’allora direttore generale Baldino, ben venga”.

“Oggi – conclude la nota di Civiltà Castellana – è troppo tardi piangere sulle macerie, ma è il momento di ricostruire. Le future amministrazioni che usciranno dalle urne avranno il compito di collaborare con i nuovi vertici Ausl; dovranno dialogare per condividere un nuovo progetto sanitario che parta dal miglior utilizzo delle strutture esistenti a servizio dei cittadini.

Le prime proposte di questa dirigenza sanitaria sono state un servizio di riabilitazione cardiologica e la nomina del primario di chirurgia, facendo sperare nel rilancio dell’ospedale unico della Val Tidone”.

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