Politica

Piazza Cittadella, Fratelli d’Italia: “C’è la conferma, il Comune non ha in mano nessuna garanzia bancaria”

“C’è la conferma: il Comune di Piacenza non ha in mano nessuna garanzia bancaria per la pratica Piazza Cittadella: a seguito di accesso agli atti, pochi giorni fa abbiamo avuto conferma scritta del fatto che il Comune di Piacenza non possiede in alcun modo le dichiarazioni relative alla bancabilità”. Lo scrive il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia.

La nota di Fratelli d’Italia

A nostra precisa domanda, infatti, ci è stato risposto che: “Le delibere bancarie non sono soggette a controllo da parte dell’Amministrazione concedente ma rappresentano un contratto privatistico tra le parti in causa e come tali non sono state inoltrate all’Amministrazione concedente”.

Detta circostanza non solo è assolutamente grave, in quanto espone il Comune di Piacenza ad un elevato ed esponenziale rischio economico (cosa accadrebbe, in assenza di garanzie bancarie, se per esempio il Concessionario dovesse fallire durante l’esecuzione dell’opera?) ma risulta altresì non rispondente a quegli impegni contrattuali che la stessa Amministrazione in carica ha predisposto e sottoscritto.

Il c.d. “addendum”, sottoscritto dal Comune di Piacenza nel dicembre del 2023, all’art. 6, comma 3 prevede espressamente che: “La consegna da parte del Concessionario della dichiarazione degli Enti finanziatori risulta essere condizione essenziale per la consegna delle aree”.

Se questa condizione, secondo il Comune, è essenziale, ci domandiamo come abbia potuto consegnare le aree in assenza di qualsivoglia garanzia a tutela dell’Ente.

Assistiamo allora ancora più attoniti a tutto ciò che sta avvenendo in Piazza Cittadella successivamente alla consegna delle aree: una Piazza, i suoi commercianti ed i suoi residenti in totale balia di un cantiere incerto, un sistema di trasporto e posteggio modificato con soluzioni improvvisate e improvvide in riferimento ad un’area che, secondo il contratto applicato, non avrebbe dovuto essere consegnata al concessionario.

Il tutto, in un nome di una pratica che fa acqua da tutte le parti e nella quale – quanto meno in questo ultimo anno – non sembrano essere state rispettate le più importanti e fondamentali clausole contrattuali.

Qui non si tratta di immobilismo – termine ormai caro a chi cerca di giustificare questo pasticcio ad ogni costo – ma di buon senso, regolarità ed interesse pubblico che, allo stato, sembra ben lontano dall’essere presente.

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