
Pubblico attento e partecipe all’evento dedicato ai 15 anni del Progetto SOS, nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese.
Dalle parole dei relatori è emerso che, il famoso “filo rosso che ci unisce”, è qualcosa che accomuna tutti i giovani e tutte le generazioni.
A dircelo sono coloro che, in questi ultimi 15 anni, hanno avuto modo di ascoltarli e conoscerli: ovvero il team multidisciplinare del Progetto SOS, nato nell’Azienda Usl di Piacenza con il coinvolgimento delle scuole superiori di Piacenza.
Il tavolo dei relatori
Presenti al tavolo dei relatori Silvia Morelli, psicologa e terapeuta dell’Azienda Usl di Piacenza e referente Spazio giovani di Piacenza; Pierpaolo Triani, professore ordinario di Pedagogia generale Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza; Giulio Costa, psicologo psicoterapeuta, dottore di ricerca;Gualtiero Zanoli educatore dell’équipe Progetto SOS, con la partecipazione della giovani attrice Valentina Ghelfi, che ha collaborato con il progetto alcuni anni fa insieme ad alcuni suoi colleghi.
La pubblicazione
In occasione dell’evento è stata presentata una pubblicazione che raccoglie riflessioni, domande e testimonianze di chi, a vario titolo, ha contribuito alla costruzione e al consolidamento del progetto. Al centro della narrazione vi sono le domande che hanno orientato il lavoro degli operatori fin dagli esordi: quale linguaggio da adottare per affrontare il tema dell’affettività e della sessualità con gli adolescenti? Come rendere gli interventi non solo informativi, ma anche esperienze significative e partecipative?
Peer education
Questi interrogativi hanno dato forma a un metodo di lavoro basato sulla Peer Education, una scelta metodologica che ha permesso di coinvolgere attivamente i ragazzi, rendendoli protagonisti del percorso e non semplici destinatari di interventi di prevenzione. La pubblicazione è arricchita da testimonianze dirette di chi ha vissuto il Progetto SOS: studenti, operatori, docenti e professionisti che hanno contribuito a tessere la trama di questa esperienza. Attraverso le loro voci, emergono i punti di forza e le difficoltà incontrate, ma soprattutto la capacità del progetto di adattarsi ai bisogni emergenti e di generare un dialogo costruttivo tra le diverse realtà coinvolte.
Ma facciamo un passo indietro, a 15 anni fa, quando nasce l’esigenza di trovare un punto d’incontro tra il Consultorio giovani e gli istituti delle scuole superiori. Il primo a partecipare al progetto è l’istituto Casali sui temi quali prevenzione, sani stili di vita, educazione sessuale, il tema delle relazioni e la consulenza psicologica.
Affrontare temi delicati
“Tutto è iniziato dal bisogno di raggiungere meglio gli alunni delle scuole superiori e approfondire temi delicati; abbiamo condiviso il progetto, all’epoca pochi lo chiamavano “peer education”, ma abbiamo incominciato a chiedere ai partecipanti come stavano, come si sentivano, parlando di affettività e sessualità. Abbiamo fatto una serie di incontri, attraverso la tecnica del focus group e così sono usciti in modo naturale i loro pensieri e le loro emozioni. Gli appunti presi durante i focus group li abbiamo condivisi con un’équipe multidisciplinare e con due attori che hanno lavorato con noi fin dall’inizio. I due attori hanno raccolto idee, pensieri, effettuato prese in diretta e hanno costruito uno spettacolo teatrale, dal titolo “Silenzio ora Sesso” racconta la stessa Morelli.
Ma chi è il peer educator? I “pari” o “peer” sono più adolescenti che vengono scelti tramite una doppia selezione. In primis il soggetto si autocandida al ruolo di Peer, poi vengono votati dal gruppo della classe, segue un corso di formazione con due facilitatori (il corso si divide in otto incontri con i vari esperti del gruppo multidisciplinare) e sarà proprio l’ascolto delle problematiche dei propri coetanei il ruolo del peer educator, sia all’interno della propria scuola o in altri plessi scolastici o in fiere legate alla salute, come Futuro in Salute. Il peer educator non è un piccolo educatore, è un soggetto che utilizza un linguaggio alla pari e non si sostituisce al sanitario, ma va a portare messaggi chiave, sempre legati alla prevenzione e ai sani stili di vita.
Il professionista, sempre presente, ascolta, prende appunti e difficilmente interviene, i peer educator sono scelti per la loro attitudine all’ascolto, al dialogo e sono degli ottimi “passaparola”.
Oggi, a disposizione, ci sono anche due profili instagram, tra cui Spazio giovani e YouNGLE. Piacenza non aveva mai interrotto le attività legate al progetto YouNGLe e sceglie quindi di investire su questa sperimentazione partendo proprio dai peer che già avevano fatto la formazione anche se in ambiti diversi di prevenzione. Tra le scelte fatte la principale prevede di implementare in un solo canale social le informazioni dedicate ai giovani.
Altro elemento molto importante, sono gli ambulatori di Spazio giovani a Borgonovo, Fiorenzuola e Piacenza (consultare il sito recapiti telefonici, mail e aperture).
Consigliamo di telefonare e di prendere un appuntamento, anche perché, da dopo il Covid, le richieste di consulenza psicologica sono aumentate. Nel corso del 2023 sono stati un migliaio i giovani che ne hanno fatto accesso ai servizi messi a disposizione dall’Azienda Usl di Piacenza.
Ricordiamo che alla realizzazione della pubblicazione hanno partecipato: l’équipe del progetto SOS, Silvia Morelli (referente Spazio giovani Piacenza) Sara Dallavalle (pedagogista), Federico Mandelli (educatore) Laura Nidasio (psicologa psicoterapeuta) Andrea Roda (educatore) Gualtiero Zanoli (educatore).
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