Sono sempre stata fermamente convinta che la cultura della non violenza e del rispetto per le donne debba poggiare, innanzitutto, su due pilastri imprescindibili: il senso di responsabilità e la consapevolezza del genere maschile, dai più piccoli agli adulti. Quante volte ripetiamo a noi stessi che i bambini di oggi saranno gli uomini di domani? Proprio per questa ragione, è necessario un percorso di sensibilizzazione e coinvolgimento che sappia parlare alle diverse generazioni. Anche attraverso formule giocose, che con semplicità e immediatezza possano toccare il cuore di tutti. Ricordo un papà che comprò un vestito da Uomo Ragno al proprio figlio, dicendogli: “Con questo potrai difendere le tue compagne di classe!”. Ogni volta che indossava il costume da supereroe, era proprio quella la chiave di lettura con cui il bambino si sentiva partecipe di una missione speciale, che avrebbe sentito sua anche negli anni a venire.
Se il binomio padre-figlio rappresenta una dimensione essenziale nell’educazione dei più giovani su un tema così importante, è fondamentale l’apporto che tutti gli uomini – siano essi genitori, o meno – sono chiamati a dare in questo cammino, facendo sentire la propria voce ogni volta che la cronaca riporta, tristemente, la notizia di un femminicidio. E’ in quegli istanti, di fronte al dramma di un fenomeno che non può mai lasciarci indifferenti, che emerge l’urgenza di una condanna definitiva, forte e senza attenuanti da parte maschile: ribadire che la violenza è un atto vile e inaccettabile, che l’uccisione di una donna è un reato ancor più grave se perpetrato nel nome di un sedicente amore, significa per ogni uomo affermare la propria diversità da quelle mani assassine.
“Rispetto sia un sostantivo maschile non solo dal punto di vista grammaticale”
Nasce, così, #rispettoSOStantivomaschile. Perché il rispetto sia un sostantivo maschile non solo dal punto di vista grammaticale, ma si affermi, anche nella vita, come un concetto che riguarda in primo luogo gli uomini. A cominciare da coloro, fortunatamente la maggior parte, che fanno della gentilezza un valore irrinunciabile, della dignità altrui un bene che non può essere calpestato, dell’autonomia e della libertà di scelta di una donna un diritto che non può mai essere violato.
Non possiamo permettere che un simbolico cappellino rosa con la scritta 25 novembre diventi un elmetto protettivo da tenere ben calato sulla testa, perché i nostri occhi non vedano più l’umiliazione di un corpo ferito e le nostre orecchie non debbano più sentire il peso di insulti e minacce. Ed è innanzitutto degli uomini al nostro fianco che abbiamo bisogno. Di uomini che abbiano il coraggio e la maturità di confrontarsi con un no, di riconoscere i meriti e il valore delle donne che sono loro accanto, di coltivare l’amore rifiutandone l’assimilazione – sempre sbagliata, sempre negativa – con il possesso.
Se è soprattutto al genere maschile, oggi, che ho voluto indirizzare queste poche righe, a noi donne vorrei ricordare di non cedere mai alla rassegnazione, di non pensare mai che uno schiaffo possa essere motivato, di non scegliere mai il silenzio di fronte all’abuso. Amiamo noi stesse, anche quando la stanchezza e la disillusione si fanno sentire, perché abbiamo valigie di potenzialità da esprimere e sogni da realizzare. Ma abbiamo, soprattutto, il diritto di proteggerli da qualsiasi prevaricazione, raggiungendo le nostre mete senza che altri blocchino il nostro cammino.
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