
Diga del Brugneto e Trebbia, Legambiente interviene sulla questione.
Il 9 maggio scorso, a seguito della sollecitazione di alcuni componenti del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Bonifica, il Presidente Bisi ha invitato la Regione Emilia Romagna a riferire sullo stato della procedura per il rinnovo, o meglio per la nuova concessione di derivazione delle acque del Brugneto verso la Regione Liguria.
Il clima respirato nell’incontro è stato complessivamente positivo e ha registrato da parte degli amministratori comunali e regionali presenti e di tutti i soggetti intervenuti – sottoscrittori della lettera di intenti del dicembre 2023 – la determinazione di ottenere un quantitativo di acqua maggiore nel versante del Trebbia, non come semplice pretesa di parte ma in conseguenza delle condizioni profondamente mutate, sia sotto il profilo normativo che climatico e ambientale.
Nel primo intervento del Dott. Ferrecchi, Direttore del Servizio Territorio e Ambiente della Regione ER, pur non nascondendo le difficoltà di interlocuzione con la regione Liguria, ha sostenuto la necessità di un maggior riconoscimento delle aspettative locali ipotizzando un obiettivo orientativo di rilascio intorno ai 6 milioni di mc, rispetto ai 2,5 della concessione attualmente scaduta.
Nei successivi interventi, quasi all’unanimità, è emersa però la necessità di un nuovo accordo fra la Regione Emilia Romagna e Liguria, che porti ad una nuova concessione, basata su valutazioni tecniche – e non politiche – dei fabbisogni di acqua che i territori delle due regioni esprimono e non certo quantificabili a priori o basati su semplici desideri.
Fabbisogni che sono profondamente mutati dagli anni ‘60 dello scorso secolo ad oggi; non solo per minori esigenze dal punto di vista industriale del Comune di Genova, non solo per gli opportuni interventi di interconnessione degli acquedotti liguri e per la riduzione delle perdite ma anche per i profondi cambiamenti climatici in corso che richiedono un maggior rilascio di acqua nel versante emiliano per ragioni ambientali e turistici, oltre che per l’irrigazione dei campi.
Sotto questo profilo quindi non riteniamo corretto anticipare richieste di rilascio di quantitativi di acqua ulteriori se non a seguito dell’acquisizione da parte della Regione Emilia Romagna – e ovviamente del Consorzio di Bonifica – di dati certi sull’attuale utilizzo dell’acqua del Brugneto (in base alle serie storiche disponibili) e a una valutazione tecnica oggettiva di tutti i fabbisogni.
E’ necessario conoscere quale sia la disponibilità idrica di Genova, il grado di utilizzo idropotabile dell’invaso del Brugneto, la disponibilità mensile della risorsa invasata, ecc.; dati che sono sicuramente a disposizione della regione Liguria e che dovrebbero al più presto essere messi a disposizione, con la massima trasparenza e spirito collaborativo; in caso contrario dovrebbero essere richiesti con determinazione dalla Regione Emilia Romagna. Solo a seguito di tale valutazione si potrà procedere ad un nuovo accordo di programma che regoli il trasferimento di acqua da una regione all’altra, come previsto dalla legge.
Riteniamo che il messaggio espresso dai numerosi interventi dei soggetti partecipanti alla riunione sia chiaramente pervenuto al rappresentante della Regione, che ha peraltro informato di un prossimo incontro con la Regione Liguria, di approfondimento dei complessi aspetti giuridici che riguardano la procedura di concessione.
Legambiente ritiene che la Regione avrebbe dovuto assumere da subito e con maggiore fermezza il ruolo di coordinamento delle azioni da assumere su una partita così importante per il territorio piacentino ma dall’intervento finale del dott. Ferrecchi è risultato chiaro che ciò che occorre è un’intesa formale tra le Regioni, superando quindi il metodo degli accordi estivi dell’ultim’ora e aprendo la strada al procedimento di nuova concessione di competenza ministeriale, secondo le vigenti disposizioni del codice dell’ambiente.
Riteniamo pertanto che l’iniziativa del Presidente del Consorzio Bisi, di promozione del tavolo e di audizione anche di pareri autorevoli diversi, come quello dell’Avv. Umberto Fantigrossi, sia promettente e crei le premesse per favorire il conseguimento di quei risultati assolutamente migliorativi che tutti vogliono.
Ci auguriamo che si possa presto arrivare alla definizione di un “documento propositivo”, da parte del “tavolo del Trebbia”, che rispecchi tutte le esigenze espresse, tenendo in conto il ruolo dei Comitati della valle, che pur con modalità non istituzionali ma assolutamente legittime, hanno fornito un importante stimolo per chiarire alcuni aspetti legali e di mutata prospettiva rispetto allo status quo, favorendo lo sviluppo del dibattito fra tutti i soggetti interessati al futuro della Val Trebbia. Senza dimenticare che l’unione fa la forza, se fondata su argomentazioni di buonsenso, oltreché di diritto.
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