“La rivoluzione culturale parte dall’educazione. L’educazione dovrebbe iniziare cercando di spiegare quella che viene chiamata ‘cultura dello stupro’, che inizia a partire dal momento in cui alcuni uomini immaginano che sia legittimo imporsi e la ragazza immagina che sia giusto che ci si sottometta. Se non si parte dallo smontare questi stereotipi non riusciremo nemmeno a costruire una nuova grammatica delle relazioni affettive”.
Successo a XNL
Filosofa, scrittrice, editorialista della Repubblica e La Stampa, docente all’Università di Parigi, Michela Marzano torna a Pulcheria per presentare il suo nuovo romanzo “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” (edito da Rizzoli) in cui riflette sull’ambiguità del rapporto con gli altri e con il nostro corpo e sul valore di parole come “consenso”, “violenza”, “vittima” dopo la tempesta del #MeToo.
L’evento con Marzano si è spostato a XNL dopo i roboanti successi di pubblico dei primi tre appuntamenti in cui l’auditorium della Fondazione ha contenuto a stento l’enorme fiumana di pubblico. E la decisione appare azzeccatissima dal momento che anche questa sera i presenti erano davvero tantissimi.
Scuse, collaborazione e una nuova società
Il titolo del suo libro contiene la parola “scusa”, una parola che in questi giorni viene utilizzata molto spesso. E c’è chi sostiene che per l’omicidio di Giulia Cecchettin tutti gli uomini dovrebbero chiedere scusa. Lei come la pensa?
“Importano poco in questo momento le scuse e soprattutto non c’è bisogno che chieda scusa chi non ha fatto nulla, perché esistono anche degli uomini che non hanno fatto nulla. Io penso che ci sia bisogno di lavorare insieme, ragazzi con le ragazze e uomini con le donne, per costruire una società in cui ci si rispetta. Non c’è bisogno di chiedere scusa, ma di agire perché questi episodi non avvengano più”.
In questi giorni si parla di femminicidio e a commetterlo è stato un ragazzo che si potrebbe definire insospettabile. Cosa accade in questi cosiddetti insospettabili, cosa scatta nella loro mente?
“Io non so cosa voglia dire insospettabile, nel senso che se noi aspettiamo il lupo ci sbagliamo perché sono tutti esseri umani che commettono il peggio. Dopodiché il problema è che nel momento in cui si cresce immaginando che tutto sia dovuto poi il passaggio all’atto è facile che accada. Quindi insospettabile non so cosa voglia dire: in questo momento viviamo in una società in cui immaginiamo tutti e tutte che sia lecito strappare le cose. No, le cose non possono essere strappate e soprattutto le persone non possono essere trattate come cose”.
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