Centinaia di studenti “Sulla strada giusta”, partire dalla mobilità sostenibile per una città più sicura – AUDIO e FOTO

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Centinaia di studenti piacentini hanno affollato il Teatro Politeama per partecipare all’edizione 2025 del progetto “Sulla Strada Giusta”. Progetto che si rivolge a ragazzi e ragazze delle seconde, terze e quarte classi degli Istituti Superiori di Piacenza, con lo scopo di promuovere la cultura della sicurezza stradale, con particolare riferimento alla prevenzione della mortalità stradale, causata da tutti quei comportamenti riconducibili al “fattore umano”: distrazione, velocità, guida in stato d’ebbrezza o per assunzione di sostanze stupefacenti.

Il Progetto ha il patrocinio della Prefettura di Piacenza, della Regione Emilia Romagna, della provincia di Piacenza, dell’ACI, dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale ed è realizzato con la collaborazione del Comune di Piacenza ed il sostegno della Banca di Piacenza ed è un progetto nell’ambito di Piacenza 2030 Giovane Città Futura.

Titolo dell’edizione di quest’anno era: “Guidare il Cambiamento: Mobilità sostenibile, Sicurezza, Comportamenti stradali“.

Città più sicure significa anche città dove l’automobile e la bicicletta possono convivere. Cosa si può fare dal punto di vista pratico?

“Innanzitutto, cominciare a mettersi in un’ottica di responsabilità, perché parlare di mobilità sostenibile e di sicurezza stradale significa parlare di una responsabilità che però non vogliamo sia individuale ma collettiva”, spiega Simona Tosi, sorella di Sonia.

“Perciò innanzitutto tenere in considerazione che gli utenti della strada sono tanti, sono diversi, non solo per il mezzo che utilizzano ma anche per l’età che hanno. Ricordo sempre, quando vado nelle classi a parlare con i ragazzi, che non ci siamo solo noi. Ci sono per esempio i bambini, molto difficili da vedere e notare sulle strade, ci sono le persone anziane, utenti oltremodo vulnerabili e quindi che meritano tutta la nostra cura e attenzione. Parlare di queste tematiche significa parlare soprattutto di rispetto, non solo di rispetto delle norme e delle regole ma di rispetto delle differenze”.

Il rapporto tra automobilista e ciclista troverà mai un’equazione, una quadra, si troverà mai una convivenza?

“L’obiettivo è quello di creare una strada che sia sicura per tutti gli utenti. Diciamo che impostare il discorso, cercando di contrapporre automobilisti e ciclisti è un discorso che non porta lontano. Siamo tutte persone che utilizziamo diversi mezzi per spostarci all’interno della città”, commenta Giovanni Mandelli, esperto di mobilità attiva e sicurezza stradale.

“L’obiettivo è quello di creare delle strade, delle infrastrutture che consentano a tutte le persone di scegliere il mezzo che desiderano senza dover rinunciare alla propria sicurezza. Sicuramente il tema della velocità è importantissimo, soprattutto in ambito urbano, in città. Infatti, i dati ISTAT ci dicono che circa 3 incidenti su 4 avvengono in ambito urbano e la velocità è la prima causa di morte in caso di scontro stradale. Quindi sicuramente intervenire sull’abbassamento dei limiti di velocità consente di rendere le strade più sicure e consente anche di condividere la strada in sicurezza tra i diversi tipi di utenti”.

“Questo tipo di provvedimento è ormai diffusissimo in tutta Europa: città come Bruxelles, Parigi, tutte le città in Spagna per norma sono città 30. In Italia la prima grande città metropolitana è stata Bologna e sono stati pubblicati dati qualche settimana fa che dicono che c’è stata una riduzione del numero degli scontri”.

“Non ci sono stati per la prima volta pedoni uccisi in strada. Questo credo sia sufficiente per farci capire che dobbiamo procedere in questa direzione. In realtà già oggi nelle nostre città la velocità media delle auto è inferiore ai 20 km orari, quindi si tratta semplicemente di armonizzare e codificare le velocità per rendere possibile a tutti gli utenti di spostarsi in sicurezza. Una città che va più lenta, una città che è più sicura per tutti, dall’automobilista al pedone al ciclista”.

Questo rapporto tra automobile e bicicletta, spesso un conflitto, e spesso le infrastrutture e le norme non aiutano. Qual potrebbe essere il primo passo per una città piccola come Piacenza?

“Io sono convinta che non ci sia una bacchetta magica o una soluzione immediata per risolvere i problemi sulle nostre strade. Purtroppo, o per fortuna, la mobilità è un puzzle fatto di tanti elementi; quindi, sono tante le cose che devono funzionare per far sì che ci sia una strada condivisa in cui la strada diventi un luogo di incontro e non più di scontro. Sicuramente, come dicevi, le infrastrutture sono importanti, ma anche la cultura è fondamentale, così come la comunicazione. Quindi eventi come quello di oggi, di sensibilizzazione e comunicazione, fanno parte del puzzle e sono fondamentali”, commenta Ilaria Fiorillo, cicloattivista e autrice.

“Bisogna fare in modo di avere una comunicazione efficace e riuscire ad ascoltare i giovani e riuscire a trasmettere un messaggio che sia positivo”, spiegano Angelo Nani e Attilio Veneziani di Fiab Amolabici.

“Anche se Piacenza è una delle città più ciclabili d’Italia, però le nostre ciclabili non sono bellissime, anzi, hanno bisogno di grossi interventi. E loro come facciamo? Quando andiamo in giro in bicicletta, soprattutto i giovani che sono un po’ più distratti di noi altri, devono stare attenti. Però non mi rivolgo solamente ai ciclisti, mi rivolgo soprattutto agli automobilisti che devono cambiare i loro comportamenti, cioè portare più attenzione verso l’utente debole, il pedone, la persona anziana. Questa è la richiesta che facciamo a tutti”.

“Da questo punto di vista servirebbe anche un’opera di sensibilizzazione? Sì, certo. Ci vuole che ognuno faccia la propria parte. Per quanto riguarda gli automobilisti si tratterebbe di moderare la velocità, cercare di lasciare a casa più spesso la macchina, utilizzare i mezzi pubblici e magari la bicicletta. Poi i ciclisti e i pedoni chiaramente devono fare la loro parte quando attraversano le strade, rispettare il codice della strada. Questo sarebbe un circolo virtuoso che consente a tutti di vivere in modo sereno e tranquillo la strada pubblica”.

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