Africa Mission e università Cattolica, continua il percorso professionale per il popolo del Karamoja

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Non di solo pane vive l’uomo. Ma anche di conoscenze. Nasce da questa consapevolezza il progetto AID 11489 “Nutrire di cibo e conoscenze le comunità di Napak e Moroto” che Africa Mission Cooperazione e Sviluppo sta portando avanti nel nord-est dell’Uganda da ormai due anni: un percorso formativo che ha coinvolto 2515 uomini e donne dei due distretti del Karamoja in un vero e proprio training per formare i ragazzi sulle teorie e sulle pratiche agricole oltre che sulle tecniche di allevamento.

Il progetto, nato grazie al sostegno di AICS (Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo, che finanzia più dell’80 per cento del budget necessario) e alla collaborazione con Medici con l’Africa – Cuamm, oltre che con la consulenza dell’Università Cattolica di Piacenza, Informatici senza frontiere e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, nasce con l’obiettivo di accompagnare il popolo del Karamoja nel difficile percorso verso il cambiamento: il passaggio da uno stile di vita seminomade a quello residenziale imposto dai mutamenti socio-politici del Paese richiede agli abitanti del Karamoja di cambiare radicalmente la loro vita e di rivoluzionare la loro economia. Di incominciare a essere coltivatori stanziali e non più solo pastori erranti ad esempio: per farlo Africa Mission Cooperazione e Sviluppo ha pensato di creare 85 Gruppi agricoli comunitari (Gac) formati da una trentina di persone ciascuno e guidati da un “model farmer” appositamente formato.

Nei primi tre mesi del 2020 l’attività ha previsto un “training su pratiche e tecnologie agricole, tecniche di allevamento, business e marketing, inclusa la fornitura di semi e piantine migliorati, piccoli strumenti agricoli buoi, animali da cortile e piccoli ruminanti migliorati”:

“Nello specifico – spiega il direttore di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo Carlo Ruspantini – i gruppi sono stati coinvolti nella realizzazione di orti dimostrativi che hanno permesso loro sperimentare delle tecniche di coltivazione “nuove” per la loro cultura di pastori ed efficaci: nei due distretti le produzioni cerealicole e orticole sono state soddisfacenti e questo è stato importante anche per stimolare chi non ha partecipato al progetto ad adottare nuove tecniche agricole e di allevamento. Di fatto si è innescato un virtuoso processo di emulazione da parte del villaggio verso il “model farmer”, chiamato a stimolare il senso di responsabilità delle comunità: chi partecipa al progetto ha l’opportunità di garantire il sostentamento e lo sviluppo del villaggio, riceve una sorta di “dono” che condivide”.

Come si diceva, nel primo trimestre del 2020 sono stati coinvolti 2.515 beneficiari, di cui il 70 per cento è rappresentato da donne sole e capofamiglia: nello specifico a Moroto sono state coinvolte 1149 persone di cui 860 donne e 289 uomini, mentre a Napak 1366, di cui 978 donne e 388 uomini.

“Abbiamo svolto diverse attività in questi mesi – va avanti Ruspantini – in primis sono stati acquistati e consegnati diversi buoi destinati all’aratura che per la prima volta è stata effettuata in Karamoja: i collaboratori di AMCS hanno coinvolto direttamente i tecnici dei distretti e i referenti delle comunità nell’acquisto degli animali in modo da responsabilizzarli. Sono stati anche consegnati dei contenitori destinati alla conservazione in sicurezza del raccolto e allo stoccaggio dei prodotti agricoli e i villaggi sono stati formati a un loro utilizzo corretto. Abbiamo poi fatto una valutazione intermedia del progetto grazie a una missione che ha visto scendere in Uganda, tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo, due esperti indipendenti che hanno analizzato le attività sia da un punto di vista agricolo che sanitario”.

Da segnalare, fra le diverse attività, è la formazione sui principi di cooperazione e micro-credito che ha coinvolto 76 donne e 28 uomini istruiti sui benefici della metodologia “Vsla” (Village and Saving Loan Associations) per potenziare la coesione e la mutua assistenza del gruppo: in pratica l’intenzione del percorso è stato di informare e educare le comunità al risparmio e alla condivisione delle risorse in maniera consapevole.

“Le attività svolte sono tante – conclude Ruspantini – penso alla sensibilizzazione sulla prevenzione delle malattie e al supporto continuo e necessario da dare alle comunità che soprattutto in questi mesi di lockdown non è stato facile: ma Africa Mission Cooperazione e Sviluppo continua ad andare avanti, nella convinzione che camminare insieme all’Uganda permetta a questo Paese di creare le basi per avanzare da solo”.

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