Dies Academicus in Cattolica, il focus sull’Africa: “Uno sviluppo inclusivo e reciproco con educazione e giovani al centro” – AUDIO e FOTO

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Lavorare con l’Africa per l’Africa. E’ questo il leit motiv del Dies Academicus dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, celebrato questa mattina nella sede di Piacenza con un’ospite speciale: Nosipho Nausca-Jean Jezile, Ambasciatrice del Sud Africa presso la FAO e Chair del CFS (Committee on World Food Security). E quindi, protagonista della cerimonia e del momento di confronto con le istituzioni, non poteva che essere il Piano Africa, annunciato dal rettore Elena Beccalli il 17 gennaio scorso, in occasione dell’apertura dell’anno accademico.

“Il Piano Africa dell’Università Cattolica vuole essere una struttura di azione per lavorare con l’Africa, non tanto per l’Africa, mettendo al cuore di questo progetto l’educazione. Perché riteniamo che l’educazione possa essere lo strumento più efficace per realizzare uno sviluppo inclusivo e anche favorire la pace nel continente africano. Quindi crediamo in quella che è la forza dell’educazione da vedere in una prospettiva di reciprocità con il continente africano”.

Qual è il messaggio che lanciate ai nuovi manager?

“I nuovi manager dovranno sempre più essere orientati allo sviluppo piuttosto che alla sola crescita economica, uno sviluppo che sappia comprendere anche la dimensione sociale e quella ambientale. E allora un’attenzione alla sostenibilità che da sempre è nelle corde dei percorsi educativi in questa sede e in tutto l’Ateneo dei Cattolici Italiani.

IL PUNTO DI VISTA DELL’AFRICA

“L’importanza del rapporto con l’Università Cattolica consiste nel fatto che si basa soprattutto sullo sviluppo e sul settore dell’agri-food, quindi l’importanza dell’agricoltura coinvolta con il cibo. L’Africa è anche uno dei continenti più giovani al mondo e quindi poniamo molta importanza sulla gioventù. Quindi, il focus deve essere proprio su un coinvolgimento delle persone giovani in questo settore”.

Che ruolo ha in questo senso la sostenibilità?

“La cosa da considerare è che quando le persone hanno fame è molto difficile parlare di sostenibilità, quindi prima di tutto concentrarsi sulla produzione. Però sicuramente l’interesse che è anche allo stesso tempo una sfida è quello di coinvolgere l’innovazione e le nuove tecnologie a disposizione dei giovani africani per poter migliorare la produzione in modo sostenibile”.

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