Scherma, Campionati Italiani – L’arte che si tramanda di padre in figlio

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La scherma è una passione, un’arte, che si tramanda di padre in figlio. Può sembrare un luogo comune, ma a sfatarlo lo testimoniano due coppie di padri e figli: Carlo Cubeddu, 54 anni, e Alberto di 15 (Circolo schermistico Sassarese) che insieme a Matteo Cazzani (50) e Roberto di 15 (Scherma Monza) si sono trovati sulle pedane di Piacenza per i Campionati italiani a squadre. E i due papà hanno alle spalle risultati e partecipazioni internazionali di rilievo.

Le due famiglie, rigorosamente di fiorettisti – tanto che i due ragazzi hanno sottolineato di non voler cambiare arma – da tempo affrontano gli allenamenti insieme e, ora, anche le gare, dove il salto generazionale scompare.

Cubeddu pratica scherma dal 1979. Arbitro internazionale dal 1996 al 2021 (nel curriculum annovera due Mondiali) è ora istruttore

«Mio figlio giocava a calcio, ma gli ho fatto provare la scherma. E si è appassionato». Alberto interviene e ricorda che «l’allenatore era antipatico e, dopo il Covid, ho deciso di andare in palestra. Papà in gara lo considero come un compagno di squadra e tirare con lui è una “figata”. Certo mi dà molti consigli e spesso mi riprende». Carlo è innamorato della scherma «disciplina che ti insegna il rispetto dell’avversario e delle regole. Qui non si vedono scene isteriche, e spesso violente, come accade in altri sport. I ragazzi imparano a convivere con le sconfitte e non fanno drammi. Anzi, è una spinta a migliorarsi». La scherma è un affare di famiglia, perché la moglie di Carlo, anche lei tirava, ha organizzato per anni il prestigioso Trofeo della brigata Sassari.

Tornando sul continente, a Monza, si allenano insieme Matteo Cazzani e il figlio Roberto.

Il papà ha alle spalle una carriera prestigiosa in pedana: Gruppo sportivo carabinieri, vincitore di un mondiale U20 di una Coppa del mondo U20, Universiadi, Europei e sette titoli italiani in varie categorie. Anche in casa Cazzani il fioretto è l’arma regina.

In sala da quando aveva 9 anni, Matteo ha un bel rapporto con il figlio e «oggi si avvera il sogno di fare una gara con mio figlio» dice appena sceso dalla pedana dopo un assalto. «Quando papà mi sgrida ci rimango male, ma poi passa. E in allenamento mi aiuta molto con i suoi consigli. Anche per me, in gara papà è un compagno di squadra. Dopo aver provato alcuni sport ho scelto la scherma e non ho intenzione di abbandonare il fioretto». A portare il figlio al Circolo di scherma è stato il papà «e l’ambiente bello gli è piaciuto. Tiro di scherma da 25 anni, ma mi sono reso conto che insegnare non è il mio lavoro. E’ meglio che Roberto sia allenato da altri, c’è meno coinvolgimento emotivo». Anche Matteo elogia i valori della scherma «che nella vita mi ha aiutato molto. Anche se all’inizio è difficile, lo consiglio a ragazzi e ragazze. In pedana si impara il rispetto e le sconfitte si accettano. Certo, oggi capisco le sofferenze dei miei genitori quando mi accompagnavano alle gare e mi vedevano perdere».

Intanto, sabato 22 marzo tornano in pedana gli atleti piacentini con le squadre di spada, femminile (campionesse regionali in carica) e maschile, entrambe nella serie B2. L’inizio degli assalti dei team biancorossi è alle 13.

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