
Aumentano le donne vittime di vessazioni e violenze che scelgono di chiedere aiuto. Un dato che deve essere letto in termini positivi: potrebbe essere cresciuto anche il numero dei maltrattamenti, (difficile dirlo con certezza dal momento che si tratta di situazioni spesso sommerse), ma senza dubbio è aumentato il numero di donne che trovano il coraggio di denunciare. In questi ultimi anni istituzioni e forze dell’ordine hanno lavorato molto sulla prevenzione e oggi si iniziano a raccogliere i frutti.
La prevenzione
Prevenzione significa convincere donne terrorizzate che denunciare non implica mettersi in ulteriore pericolo. Denunciare significa porre fine al pericolo. Perché in questura o in caserma ci sono operatori addestrati, perché al 1522 risponde personale specializzato: insomma, si tratta di un meccanismo ben oliato e denunciando ci si mette al sicuro, non in maggior pericolo. Oggi, sempre più donne vittime di maltrattamenti e violenza sanno di poter contare su una struttura che le può proteggere.
Questo non è amore
Numeri in crescita confermati anche dal questore Ivo Morelli. La polizia di Piacenza, infatti, ha allestito uno stand in Largo Battisti per far conoscere la campagna attiva ormai da tanti anni “Questo non è amore”. Campagna con cui la questura mira a far conoscere gli strumenti di tutela attualmente in essere per le donne in difficoltà. Molte le donne che si avvicinano per saperne di più, per sapere cosa possono fare, come possono tutelarsi.
Numeri in crescita sul fronte dell’aiuto
“La serenità che noi stiamo cercando di dare al mondo delle donne, al mondo di chi subisce vessazioni di qualsiasi tipo, fisico piuttosto che anche solo economico, indica la nostra presenza oggi qua in questa piazza. Rispetto ai numeri, siamo molto contenti perché questi momenti di incontro hanno spinto moltissime donne ad avvicinare le istituzioni chiedendo aiuto”, spiega Morelli.
Ne consegue anche un aumento dei provvedimenti nei confronti degli uomini maltrattanti:
“Nei primi tre mesi del 2025 abbiamo già emesso 7 ammonimenti, in netta crescita rispetto agli anni precedenti. Quindi vuol dire che c’è più del 50% delle persone che ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine, Arma dei carabinieri, polizia di Stato, credendo nell’aiuto preventivo, proprio per frenare questi fenomeni prima che diventino drammatici”.
“I numeri sono comunque alti, lo abbiamo visto nel 2024, è stato un numero crescente. Lo stesso governo si è posto il problema di separare l’omicidio dal femminicidio, quindi di creare un reato apposito, aggravando le pene anche dei maltrattamenti vari in famiglia. Quindi c’è un forte segnale rispetto al fenomeno che è comunque sempre ad alti livelli e bisogna fare sempre più sforzi di prevenzione, ma anche poi di repressione e di rieducazione degli autori di questi eventi”.
Rieducare gli autori di violenza di genere, il lavoro del C.I.P.M.
Proprio a proposito di rieducazione degli autori di maltrattamenti, era presente allo stand anche il C.I.P.M. EMILIA, Centro Italiano per la Promozione della Mediazione, rappresentato questa mattina da Silvia Merli. Ogni anno, nel Piacentino, sono circa 100 gli uomini che vengono indirizzati al C.I.P.M. per reati contro la donna, un numero impressionante che testimonia quanto il problema sia attualmente molto radicato anche nel nostro piccolo territorio. Il C.I.P.M. si occupa del trattamento di autori di violenza nei confronti delle donne: stalking, maltrattamenti intrafamigliari, violenza sessuale fino ad arrivare all’omicidio ma anche autori di reato sessuale verso i minori: abuso sessuale e pedopornografia.
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