Scacco alla famiglia della droga, diciotto arresti. La base in Marocco: “Ampio flusso di denaro” – AUDIO

Oltre 30 mila euro al mese, più di 600 cessioni di stupefacente documentate in un mese e mezzo. Ero un giro di spaccio enorme quello a cui ha messo la parola fine la guardia di finanza di Piacenza. Indagini, coordinate dal pm Matteo Centini e iniziate nel 2018, difficili sotto tutti i punti di vista. La banda in questione, infatti, era perfettamente organizzata e pericolosa. Si tratta di un sodalizio di giovanissimi, appartenenti a una delle famiglie più attive nel campo del narcotraffico: una famiglia marocchina e residente proprio nel paese nordafricano, dedita da anni allo spaccio di droga in Italia.

“Oltre al problema dello spaccio, esiste un problema legato al flusso di denaro”, spiega Centini. “Queste persone smerciavano droga per circa 30mila euro al mese, ma conducevano una vita al limite della povertà. I soldi, dunque, venivano inviati al nucleo familiare principale in Marocco che non a caso disponeva di immobili, terreni e auto di lusso“.

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Indagini difficili, dicevamo, proprio per l’esperienza e la professionalità dei membri del gruppo. Erano tutti senza fissa dimora, ma stanziati in provincia di Milano, nella zona di Famagosta. In quella zona potevano contare su call center compiacenti che vendevano loro schede sim intestate a prestanome e cellulari addirittura clonati. Anche le auto erano intestate a prestanome: “Abbiamo rintracciato individui titolari sulla carta di duecento vetture”, spiegano gli inquirenti. Telefoni e auto erano utilizzati per acquistare la droga all’ingrosso nel Milanese e per gli spostamenti. Di fatto i componenti dell’organizzazione erano impossibili da tenere d’occhio, rendendo le indagini ancora più complesse.

Lo spaccio nelle campagne piacentine

Una volta portata la droga in territorio piacentino, il gruppo raggiungeva i campi tra Cadeo e Caorso e lì avveniva materialmente lo spaccio. Migliaia i clienti, di tutte le età ed estrazione sociale. Cocaina, eroina e hashish. “Molta eroina, da iniettarsi in vena. Purtroppo una piaga che sta tornando di moda”. Ogni dose di cocaina costava circa 70 euro, alcune ragazze prive di denaro arrivavano addirittura a pagare in natura, concedendo prestazioni sessuali. I clienti ordinavano per telefono la quantità e la tipologia dello stupefacente e comunicavano il tipo di vettura. Poi avveniva lo scambio.

L’organizzazione era davvero spietata e pronta a tutto. Uno dei capi è salito alla ribalta delle cronache per aver ingaggiato una sparatoria con i carabinieri a Milano. Mentre altri due membri del gruppo hanno speronato una pattuglia della guardia di finanza nella zona di Caorso durante un tentativo di controllo: era il 9 marzo 2019.

“Erano preparati a ogni evenienza, conoscevano molto bene il territorio e percorrevano le strade ideali per non essere fermati dalle forze dell’ordine. Davvero la guardia di finanza della nostra provincia ha dimostrato grande professionalità e grande dedizione”, commenta Centini.

Alla fine sono 18 le persone arrestate. Sei di loro sono tuttora latitanti.

Lega: “No all’economia criminale portata dai presunti migranti economici”

«Altro che migranti economici. Quel clan di marocchini aveva dato sì uno stimolo all’economia: a quella criminale, però, fatta di violenze e spaccio di ogni tipo di droga con guadagni elevati. Preoccupano, poi, i tanti giovanissimi clienti di questi venditori di morte. Il quadro portato alla luce dalla procura e dalla Guardia di finanza mostra che la lotta al crimine deve essere rafforzata. Altro che abolire i decreti sicurezza».

I parlamentari della Lega, Elena Murelli e Pietro Pisani, si complimentano con la Finanza che ha raso al suolo una importante banda di spacciatori (31 indagati e 18 arrestati), capeggiata da una unica famiglia marocchina che reinvestiva nel Paese di origine i lauti guadagni. «Un plauso – continuano i parlamentari – va all’intuizione di investigatori e inquirenti che hanno preferito non fermarsi ai piccoli spacciatori, ma, seguendo i soldi, sono arrivati a uno spaccato inquietante, a una organizzazione criminale senza scrupoli che ora dovrà essere punita con la massima severità. Purtroppo, con la politica dei porti aperti molti altri delinquenti sbarcheranno in Italia e non certo con l’intenzione di trovarsi un lavoro onesto».

Bernini (FI): “Orgogliosi del lavoro della Guardia di Finanza”

Siamo orgogliosi del lavoro svolto dalla Guardia di Finanza di Piacenza e Fiorenzuola che ha consentito di fare piena luce su una enorme attività di spaccio “a conduzione familiare”, che proliferava soprattutto nelle “piazze” piacentine: il tutto per un giro di affari di milioni di euro poi reinvestiti in Marocco e che coinvolgeva centinaia di pusher. Un’indagine meticolosa grazie alla quale è stata ricostruita l’intera “filiera” dello spaccio e che, purtroppo, dimostra quanto questo fenomeno abbia messo radici anche nella nostra regione e quanto sia fondamentale rendere prioritario il contrasto alla criminalità organizzata, non solo italiana ma anche straniera. E’ evidente inoltre la necessità di una politica di rimpatri efficace, che consenta di rispedire al proprio Paese, dopo aver scontato la pena che meritano, questi pericolosi malviventi.

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