Con M. Il figlio del secolo, Antonio Scurati ha raccontato l’ascesa di Benito Mussolini e la nascita del fascismo non come una parentesi ma come una dinamica storica, politica e psicologica che ha segnato l’Italia e l’Europa. L’incontro al Festival del Pensare Contemporaneo è stata l’occasione per interrogarsi, a partire dal successo del ciclo M, sul rapporto fra letteratura e memoria storica.
“Io non sono molto incline a esplorare l’intimo o l ‘intimismo, ma ne vedo tutta la necessità. Io poi penso che in generale questo medium, il libro, che è quello a cui ho dedicato molti anni della mia vita, sia innanzitutto una straordinaria possibilità per mettere, prima che in comunicazione l’autore con il pubblico, il lettore in comunicazione con se stesso. E’ uno di quei momenti in cui questa estroflessione della vita contemporanea invece si ripiega virtuosamente su se stessa e assume un andamento introflesso”.
“Io non ho mai concepito il mio studio e racconto di Mussolini come come la ricerca di uno scoop, qualcosa di inedito o di inaudito. Il tentativo è quello di fornire un nuovo frame, una nuova cornice per rileggere e magari reinterpretare quell’intera vicenda storica e quel personaggio. Se penso a quanto questo racconto ha risuonato e continua a risuonare nella mente, nei cuori dei lettori contemporanei mi viene il sospetto che forse in qualche misura ci siamo riusciti”.
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