Agente della Penitenziaria si toglie la vita, il sindacato: “Ennesimo caso, una strage silenziosa”

“Un Poliziotto Penitenziario di 53 anni, originario della Calabria e da molti anni in servizio nel carcere di Piacenza, si è tolto la vita in mattinata; suicidandosi presso la propria abitazione. A darne notizia è Domenico Maldarizzi della Uil Pa Polizia Penitenziaria Emilia ROmagna.

“Non sappiamo se in questo caso c’entrano o meno le pessime condizioni di lavoro degli Agenti; ma, di certo, non si può sottacere sul fatto che nell’ultimo periodo molti appartenenti alle forze dell’ordine ed in particolare per la Polizia Penitenziaria questo triste trend è in continua ascesa”.

“Una strage silenziosa – continua Maldarizzi – quella di chi si toglie la vita tra gli appartenenti alle forze dell’ordine; a dimostrazione che l’accesso a strumenti letali e particolari situazioni lavorative di stress sono tra i «fattori incidenti»; considerati dagli psichiatri nella valutazione clinica del rischio di suicidio”.

“È vero – chiosa il sindacalista – è difficile arginare questo rischio suicidio per il numero di variabili a cui sono esposti i membri delle forze dell’ordine; ma, è pur vero che l’Amministrazione ben poco fa per diminuire le azioni stressogene del nostro lavoro o per cercare di captare disagi anche familiari.

L’amministrazione analizzi le cause dello stress

“Le esperienze pregresse, che pure sono state realizzate a macchia di leopardo sul territorio nazionale, hanno dimostrato che i “centri di ascolto” o gli “sportelli psicologici”, per evidenti ragioni, non sono frequentati e/o non sono da soli sufficienti; perciò l’Amministrazione, oggi, deve analizzare le cause dello stress: carenze di personale, strutture, mezzi attrezzature, insufficienze formative. Ma soprattutto – continua Maldarizzi – deve cercare di prevenire gli eventi critici; i Poliziotti infatti possono essere coinvolti in qualità di spettatori, soccorritori e protagonisti durante l’espletamento del proprio servizio; al punto di mettere a dura prova le capacità di adattamento. Questi eventi possono avere un effetto traumatico e potenzialmente lesivo dell’idoneità specifica del lavoratore, sia per colui che è rimasto vittima dell’infortunio/incidente, sia per coloro che hanno assistito direttamente all’intervento e/o prestato soccorso.

Questo induce nel personale – conclude Il Segretario della Uil PA Polizia Penitenziaria Emilia Romagna – un significativo senso di isolamento sociale e fisico. Sensazione che suscita un sentimento di abbandono da parte della propria amministrazione, una tendenza a confrontare la propria condizione con quella dei detenuti, una monotonia e ripetitività del lavoro che possono risultare dannosi ed ingigantire eventuali problemi personali.

Ci stringiamo con tutto l’affetto e la solidarietà possibile al dolore indescrivibile della moglie, dei familiari, degli amici e dei colleghi a cui vanno i sentimenti del più vivo cordoglio da parte di tutta la Uil Pa Polizia Penitenziaria.

 «Siamo vicini ai famigliari, alla moglie, al figlio e ai colleghi dell’assistente capo della polizia penitenziaria che avrebbe compiuto un gesto estremo. Purtroppo, il lavoro di chi è preposto alla sicurezza dei cittadini genera situazioni di stress psicologico che a volte sono difficili da gestire». Lo affermano i parlamentari della Lega, Elena Murelli e Pietro Pisani, sottolineando come «sia necessario fornire assistenza psicologica a chi, a causa del delicato lavoro che svolge, come le Forze dell’ordine, accusa ripercussioni che possono modificare il comportamento e generare malattie difficilmente identificabili subito e che possono portare alla tragedia».

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