Per il centrosinistra si tratta di utili politiche per la riduzione del danno a fronte del boom di consumatori di crack (+95% dal 2010 a oggi), per il centrodestra, invece, così facendo si facilita il consumo di droga. La polemica sulla decisione di alcune amministrazioni pubbliche di distribuire gratuitamente le “pipe per consumo di crack” arriva in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Gian Carlo Muzzarelli che ha audito l’assessore alla sanità Massimo Fabi e i rappresentanti di strutture che si occupano di tossicodipendenza.
I numeri parlano chiaro: nel 2024, in Emilia-Romagna, i consumatori di crack in carico ai servizi che si occupano di dipendenze sono stati a 2.288, nel 2023 erano 1.811 (1.741 nel 2022). Un fenomeno in aumento costante negli ultimi anni (dal 2010 l’aumento registrato è del 95%) e nel 2024 in Emilia-Romagna sono state distribuite 1.269 pipe (761 solo a Reggio Emilia e 316 a Parma).
Degli oltre 2mila consumatori, 486 sono assistiti dai servizi bolognesi, 348 da quelli reggiani, 342 da quelli parmigiani, 269 da quelli modenesi, 142 da quelli piacentini, 119 da quelli ferraresi, 53 da quelli imolesi e 529 dai servizi delle tre province della Romagna.
“Il dibattito sull’uso delle pipe per il crack si è piegato alla sterile polemica politica. La questione della distribuzione o meno di pipe sicure per il consumo di crack non può e non deve diventare terreno di scontro ideologico, non deve essere perso di vista l’obiettivo, che è quello di aiutare persone che stanno vivendo condizioni di vulnerabilità. Il nostro obiettivo deve essere quello di ridurre i danni, contenere i rischi per la salute individuale e collettiva, favorire l’accesso ai servizi e, soprattutto, restituire dignità a chi è troppo spesso relegato ai margini della società”, spiega l’assessore Massimo Fabi. Che ricorda: “Quando ci si concentra solo sullo slogan o sul posizionamento politico, si rinuncia alla responsabilità di dare risposte concrete a bisogni urgenti”.
L’assessore parla, poi, degli obiettivi della Regione Emilia-Romagna: “Ci sono evidenze scientifiche che dimostrano come la distribuzione di strumenti sicuri non aumenti in alcun modo il consumo di sostanze, che comunque sono assunte dai consumatori anche con mezzi non adeguati. La distribuzione di questi ausili diventa anche un modo da parte dei servizi per agganciare i consumatori. Ignorare tutto questo significa tradire il mandato che le istituzioni hanno nei confronti delle persone e della comunità”.
L’auspicio di Fabi: “Invito quindi a spostare il dibattito: meno ideologia e più pragmatismo. Non si tratta di essere favorevoli o contrari alla droga, una semplificazione che tradisce e riduce la complessità del fenomeno, ma di decidere se vogliamo occuparci della salute e della vita delle persone o limitarci a fare propaganda”.
“Le dipendenze – rimarca il presidente Muzzarelli – rappresentano un vero e proprio dramma e negli ultimi anni anche in Emilia-Romagna c’è una crescita del fenomeno, a partire dal tema delle sostanze stupefacenti (in particolare per la fascia dai 14 ai 25 anni). È importante intercettare precocemente i bisogni dei giovani, serve un’alleanza ancora più forte tra famiglie e scuole, con un ruolo preminente della comunità scientifica”.
Anche per i servizi che si occupano di dipendenze il tema centrale è quello della riduzione del danno.
TAGLIAFERRI (FDI): “PIPE AL POSTO DELLA PREVENZIONE: COSÌ LA REGIONE TRASFORMA LA RIDUZIONE DEL DANNO IN NORMALIZZAZIONE DEL CONSUMO“
«Dopo la seduta della IV Commissione di oggi – dichiara il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri – possiamo dire che la Regione Emilia-Romagna continua a percorrere una strada pericolosa: quella di una riduzione del danno senza prevenzione, di un modello che confonde il contenimento del fenomeno con la sua normalizzazione.»
Il consigliere Tagliaferri ha ricordato i dati ufficiali: a Piacenza sono state distribuite pipe per il crack nel 2025, a Parma 316 nel 2024 e altre 300 stimate per quest’anno, a Reggio Emilia 438 nei primi sei mesi del 2025, a Bologna circa 300 tramite il servizio “Fuori Binario” e a Rimini sono in corso iniziative analoghe senza dati pubblici.
«Parliamo di un fenomeno ormai sistemico e diffuso, ma gestito senza un vero coordinamento regionale – sottolinea Tagliaferri –. Chiediamo trasparenza: vogliamo sapere quali capitoli di bilancio finanziano queste forniture, quali risultati concreti hanno prodotto e quanti utenti sono stati effettivamente avviati a percorsi di cura e reinserimento. Perché se il dato resta solo quello delle pipe distribuite, allora non stiamo riducendo il danno: lo stiamo solo contando.»
Secondo il consigliere di Fratelli d’Italia, la Regione non può accontentarsi di fornire “strumenti per consumare” e chiamarla politica sanitaria:
«La vera sfida è prevenire l’uso, non organizzarlo con più efficienza. Parlare del fallimento del proibizionismo mentre fallisce la prevenzione è una contraddizione che solo certa sinistra riesce a non vedere. Forse perché è troppo impegnata a giustificare l’inefficacia con la retorica della compassione.»
«Se questo è il nuovo modello emiliano, presto avremo un assessorato alla “riduzione del danno emotivo” per chi resta sorpreso dal degrado urbano. La verità è che la Regione sta distribuendo pipe come se fossero cerotti: peccato che il problema non sia una ferita, ma una resa culturale e politica.»
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