“Piacenza ha avviato l’iter per far uscire dalla zona di restrizione 3 dieci Comuni della provincia: se oggi questo è possibile, il merito è del lavoro di squadra che la Regione finora ha svolto in sinergia con il commissario Giovanni Filippini, la Provincia, i Comuni, i cacciatori e tutti coloro che si sono impegnati e lo stanno ancora facendo per combattere la diffusione della Peste suina africana (Psa)”. Così in una nota i consiglieri regionali piacentini Lodovico Albasi e Luca Quintavalla (Pd).
Il controllo del lupo
Un fattore importante nella lotta alla Psa è rappresentato dal controllo del lupo. “Innanzitutto – spiegano Albasi e Quintavalla – come è stato più volte evidenziato, più che un vettore di trasmissione in realtà il lupo rappresenta un aiuto per limitare la diffusione del virus: mangiando gli animali infetti, questi rimuovono le carcasse che potrebbero essere fonte di contagio”.
Tuttavia – proseguono – “siamo consapevoli dei rischi dovuti agli attacchi dei lupi, specialmente negli allevamenti: per questo, come Regione, negli anni abbiamo attivato una serie di iniziative per fotografare il fenomeno e poi ridurne il numero. Ogni anno, ad esempio, rinnoviamo il bando sulla Prevenzione, destinando un quinto dei 300mila euro disponibili agli attacchi da lupo. A questi contributi si aggiungono quelli del Piano di sviluppo rurale, che negli ultimi anni hanno raggiunto i 5 milioni di euro per la prevenzione su tutte le specie. Infine, ricordiamo gli importanti indennizzi dedicati alle attività colpite da canidi”.
Sul tema del lupo, i consiglieri Albasi e Quintavalla (impegnati rispettivamente nelle commissioni Sanità e Politiche economiche) auspicano un maggiore impegno governativo.
Pratiche in sospeso
“Ci sono alcune pratiche ancora in sospeso. Il declassamento del lupo da specie ‘rigorosamente protetta’ a specie ‘protetta’ – evidenziano i consiglieri – inserito dal Parlamento europeo all’interno della Direttiva Habitat, è stato recepito tramite un emendamento al Disegno di legge ‘Montagna’, ma manca il decreto che renda applicabile la modifica. Inoltre, la legge 157 del 1992, all’articolo 2, considera ancora il lupo tra le specie ‘particolarmente protette’: questo genera un cortocircuito normativo che potrebbe dare luogo a ricorsi”.
“È fondamentale ricordare – sottolineano i consiglieri – che il lupo è una specie protetta ed è di esclusiva competenza dello Stato. Le Regioni possono agire solo sulla prevenzione e sugli indennizzi. E mentre una certa parte politica che governa a Roma cerca di attribuire alle Regioni responsabilità che non hanno, la realtà è che la Regione sta facendo tutto ciò che la legge le consente: prevenzione, monitoraggi e pagamenti. Serve invece che lo Stato completi la normativa e si assuma le proprie responsabilità”.
“In ultimo – proseguono – il protocollo Ispra per la valutazione e gestione dei diversi casi da utilizzare nel caso di lupi problematici non ha mai avuto alcun passaggio di approvazione o recepimento formale: Ispra ha individuato i contingenti di lupi abbattibili in ogni Regione, creando solo confusione. Recentemente, la commissione Politiche agricole (a cui partecipano gli assessori all’agricoltura di tutte le Regioni italiane, ndc) ha chiesto ai ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente di riprendere in mano il Piano Lupo e chiarire il declassamento”.
La nuova legge della Montagna
“In questo quadro si inserisce anche la nuova legge della Montagna n. 131, approvata il 20 settembre 2025, che contiene un emendamento relativo al mantenimento e allo stato di conservazione soddisfacente della specie Canis lupus. Tale emendamento stabilisce che il Governo, ogni anno entro il mese di marzo, debba fornire le direttive per la gestione della specie. Questo significa che, fino a marzo 2026, difficilmente verranno emanate indicazioni operative alle Regioni su come comportarsi. Per questo – ribadiscono – è essenziale che la Regione continui con la propria attività di prevenzione, mentre il Governo deve assumersi pienamente le proprie responsabilità: non è accettabile che la destra a Roma dica una cosa e sui territori ne dica un’altra”.
“Una gestione attenta del lupo è necessaria – rimarcano Albasi e Quintavalla – innanzitutto per tutelare gli allevamenti della nostra provincia e limitare i rischi per gli imprenditori. Quello che possiamo fare, come Regione, lo stiamo già facendo e siamo sempre disponibili qualora ci sia bisogno di azioni più incisive. Ma da soli non riusciamo a risolvere il problema: chiediamo che il Governo ci dia attivamente una mano e ci supporti aggiornando la normativa. Non è un caso che nessuna Regione, al momento, possieda un Piano di controllo del lupo. Un’attenzione maggiore da parte dell’esecutivo nazionale è fondamentale per riuscire a vincere questa sfida”.
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